L. Spalletti: “La Lazio? Si tornerà ad allenarsi in maniera corretta. Tutte scelte sbagliate”

Il tecnico del Napoli analizza la sconfitta in sala stampa

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E così dopo 12 vittorie, 2 pareggi e 327 giorni di imbattibilità interna, il Napoli è caduto al Maradona. Senza segnare, tra l’altro: era dal 6 marzo 2022 che non accadeva in casa. Dalla sconfitta con il Milan che all’epoca costò il primo posto. Questa volta, invece, il primato in classifica è stato soltanto ritoccato: da 18 a 17 punti proprio sulla Lazio, in attesa delle partite di Milan e Inter. Già: in caso di brindisi milanesi sarà comunque di 15 punti, eppure ieri dopo il fischio finale i ragazzi di Spalletti galleggiavano tra la rabbia e la profonda tristezza. L’immagine simbolo? Kim, il migliore dei suoi, steso sull’erba stremato e quasi disperato mentre intorno il popolo azzurro cantava di coraggio e di sogni da inseguire. « La sintesi di tutto è che c’è stata meno qualità del solito » , dice il signor Luciano. « Ma per l’atteggiamento, la ricerca in campo e il dispiacere della squadra che ho riscontrato quando siamo rientrati negli spogliatoi, pieno di teste basse, direi che è soltanto una partita che è andata storta. Un po’ sfortunata. Ora, però, si va a riprendere il lavoro nella maniera corretta. Nessuno ha alzato le mani dal volante » . Che sia chiaro.

 

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L’IMPAZIENZA. E allora, la seconda sconfitta del campionato. La terza sul campo considerando la caduta ad Anfield con il Liverpool in Champions e la quarta in assoluto in virtù dell’eliminazione ai rigori con la Cremonese negli ottavi di Coppa Italia. «Serviva più qualità dentro il campo. Abbiamo palleggiato in maniera più sporca di sempre e forzato le uscite laterali. Siamo stati poco pazienti e abbiamo cercato poco i rinterzi, le sponde per liberare il mediano». Poca qualità e, dicevamo, niente gol: al Maradona non accadeva da un anno, praticamente. Dalla sfida con il Milan di un campionato fa: a seguire, 45 reti con una media di 2.8 a partita.

IL MURO. Grandi meriti alla Lazio di Sarri, certo, interprete di una fase difensiva davvero eccellente: «Me l’aspettavo così bassa, sì: ha il suo modo di giocare e spesso ripiega molto compatta. Sempre un blocco di squadra. Quando siamo andati a metà campo a giocare abbiamo avuto la possibilità di andare dietro la linea difensiva, ma abbiamo scelto in modo peggiore del solito». Spalletti, però, sottolinea ancora l’anima del suo Napoli: «Ho visto molta applicazione e molta voglia nei miei giocatori. Nessuna presunzione nell’atteggiamento e l’idea di fare continuamente la partita. La Lazio s’è difesa bene ed è stata fortunata sulla traversa». Di Osimhen. «Noi, invece, siamo stati un po’ ingenui sul gran gol di Vecino: fare certe respinte diventa pericoloso, si può subire il tiro…».  

CARO MATIAS. Puntualissimo quello del suo ex allievo dei tempi dell’Inter. «Ha trovato proprio quell’angolino e bisogna fargli i complimenti. E’ un grande professionista e un grande calciatore. Gli dico bravo». Senza rancore. «Non mi sento tradito!». Ride. «Ognuno deve fare il meglio che può, il calcio è uno sport dove il rapporto precedente non deve intaccare la voglia di fare bene e di portare a casa punti». Intatta è anche la fame del Napoli: «Forse c’è stata un pochino di frenesia, ma ho visto tutta roba sana. Roba di gente che aveva le intenzioni giuste: non si possono creare cinquecento situazioni in una partita, però me ne vengono in mente almeno dieci pericolose. Ripeto: sebbene la ricerca sia stata corretta e nel secondo tempo ci fosse più spazio per entrare dentro il campo rispetto al primo, avremmo potuto fare qualcosa di più sotto il profilo della qualità. Della qualità del palleggio». 

 

 

Fonte: CdS

 

 

 

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