L’intervista – Bruscolotti: “Ora che non sapete cosa dire, nascondetevi”

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Finalmente può farlo. Non parlare solo di quello che fu un Napoli meraviglioso, ma anche di questo, questo che sta per ritornare ad essere vincente. «Sì, diciamo che con questo scudetto ci toglieremo gli schiaffi da faccia. Tanti resteranno in silenzio perché non sapranno più cosa dire e dove andare a nascondersi». Entrata decisa di Beppe Bruscolotti.  

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Chi dovrà restare in silenzio? «Chi in questi anni, soprattutto da lontano, ha parlato a vanvera del Napoli, dei suoi dirigenti, dei suoi allenatori, dei suoi giocatori. E anche della tifoseria, addirittura accusata di vivere nel passato. Per tanti, Napoli rappresenta l’improvvisazione, invece Napoli raggiunge i risultati e la credibilità attraverso la massima applicazione. Una sorta di discriminazione, si era vista anche ai nostri tempi».
Cosa infastidisce il vecchio capitano? «Chi ha disconosciuto il valore della squadra, arrivando a dire che ve n’erano altre più forti o addirittura ricordando la penalizzazione che ha fatto scivolare la Juve in classifica. Parliamo anche di chi ha giocato a certi livelli. E la bellezza del Napoli? E il distacco di 18 punti che resterà nella storia perché difficilmente qualcuno potrà fare meglio? Il Napoli è strabiliante: mai avevo visto una squadra in grado di distruggere letteralmente un campionato, costringendo le cosiddette blasonate a dirottare, diciamo così, sulla Champions League. Anzi, è stato distrutto altro in questa stagione».
E cosa? «Il potere del Nord. Guardate a quanti punti si trovano il Milan e l’Inter, le squadre che avevano vinto gli ultimi due campionati. E, a proposito della Juve, ricorderei che prima di subire la penalizzazione aveva preso 5 gol dal Napoli. È la stessa situazione che avevamo vissuto quando arrivò Maradona: lo stesso sentimento ostile».
Quale? «Allora c’era invidia perché Diego aveva scelto il Napoli e non uno squadrone del Nord. È riemersa adesso perché il calcio più bello è di nuovo qui. Occasioni ce n’erano state anche recentemente, però quest’anno è stato fatto il salto di qualità, con un allenatore straordinario che ha saputo trasmettere idee chiare e belle e una squadra che è riuscita a metterle in pratica. Perché in panchina ci può essere anche il più bravo e intelligente al mondo ma sono i giocatori a determinare il corso di una stagione».
A Napoli è stata riconsiderata anche la figura di De Laurentiis. «Ma il presidente e il suo staff hanno portato avanti un buon lavoro nel segno della continuità. Certo, poi ci sono gli incidenti di percorso e il Napoli ne ha avuti. Si sono visti tanti giocatori di qualità in questi anni, ricordiamolo: mi infastidisce che ciò non venga riconosciuto. Noi qui non abbiamo vissuto soltanto di ricordi, c’è un progetto che è stato portato avanti con successo. Ma chi avrebbe mai potuto immaginare che quei due ragazzi, Kim e Kvara, funzionassero subito così bene?».
Lei si rivede in Kim? «Assolutamente sì. Qualche tifoso lo chiama Palo e fierro, quello che è stato il mio storico soprannome, e io ne sono felice. Il suo tipo di marcatura ricorda in effetti la mia. Sulla qualità di questi ragazzi ha lavorato Spalletti e non soltanto sotto l’aspetto tecnico. Dopo gli addii di tanti calciatori in estate e la delusione che serpeggiava in una parte dell’ambiente, lui è stato bravo a compattare il gruppo e a renderlo forte anche sul piano psicologico. Ecco perché non mollano mai».
Si è detto, per oltre trent’anni, che il Napoli aveva vinto lo scudetto soltanto perché c’era Maradona: e ora cosa si dirà? «Ho vissuto quei momenti e mi fa piacere che la stessa nostra gioia la provino i calciatori di oggi. Noi abbiamo avuto la fortuna di giocare accanto al più forte di tutti i tempi e di realizzare un sogno. Avevo fatto delle rinunce per poter vincere lo scudetto a Napoli, sapendo quanta felicità avremmo regalato alla nostra gente, e ce l’ho fatta. E adesso questi ragazzi vivranno le nostre stesse emozioni in una città dove il tempo di illusioni e amarezze calcistiche è terminato».
Fonte: Il Mattino
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