Lobotka sembra fare cose non umane in campo per il suo calcio preciso, intelligente e letale per gli avversari Ci sono momenti che non capisci se sia lui a correre verso il pallone o quest’oggetto ad essere attirato come una calamita verso i piedi di un giocatore che si fa fatica a definire con una sola parola. O meglio forse ce n’è una che regge meglio di tutte: indispensabile. Infatti Luciano Spalletti non ne ha mai fatto a meno, schierandolo in tutte le 31 partite sin qui giocate, al pari di Meret e Zielinski. Tornando al concetto calamita, l’effetto deriva dalla sua intelligenza, dal capire prima degli altri dove potrà andare il pallone, per piombarci su in anticipo, anche sulle seconde palle. Oggi probabilmente non esiste un giocatore a centrocampo completo come lui in Europa. L’anima del Napoli è Lobotka che, proprio per il suo modo unico di essere centro di gravità permanente della squadra, diventa insostituibile. Parliamo di una figura per certi versi nuova di regista, perché Lobotka ha un po’ tutto: difende e protegge il pallone come un mediano robusto, imposta con la fantasia di un “10”, ma smista il gioco anche con precisione da metronomo. Dando uno sguardo a quel calcio internazionale in cui oggi il Napoli è protagonista assoluto, ci sono giocatori che hanno lasciato il segno con caratteristiche particolari, come Busquets o Casemiro. Lobotka riesce tatticamente a garantire un rendimento molto simile a questi due giocatori, anche se con una fisicità notevolmente diversa. Ma su questo il suo mentore Luciano Spalletti ha una definizione da toscanaccio, solo all’apparenza poco piacevole. “Lobo sembra un cinghialotto. Nel senso che è ben piantato per terra e hai voglia di prenderlo a spallate, non lo butti giù“. Aggiungiamo che, in chiave difensiva, ha la visione di un libero capace di andare a chiudere in difesa, lì dove un compagno va in difficoltà per un taglio di un avversario o un contrasto perso.
Fonte: Gazzetta dello Sport