Rummenigge: “Il Napoli? C’è la mano di Spalletti e lo si nota in un aspetto”

L'ex calciatore dell'Inter e dirigente del Bayern Monaco precisa anche sulla Superlega

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L’ex calciatore dell’Inter e dirigente del Bayern Monaco Rummenigge ai microfoni del CdS parla del Napoli e della Superlega.

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Facendo parte dell’esecutivo Uefa, non puoi che dichiararti contrario alla Superlega. «Totalmente. Non a caso l’idea è venuta a tre club con enormi problemi di liquidità. Puntavano a ottenere ricavi importanti in tempi rapidi. Ora la proposta della Superlega è passata da 20 a 80 squadre, ma il calcio non reggerebbe uno stravolgimento così radicale. Quello che invece bisogna cambiare, e in fretta, è il Fair Play Finanziario, dovrà essere più rigido. I club sono costantemente sotto la pressione dei tifosi e dei media che impongono di spendere e spendere. Ma il calcio è l’unica industria che produce solo perdite… (fa una pausa) Leggendo cosa aveva combinato la Juve non ci potevo credere, mai sentita una cosa simile in vita mia. La Juve è una società importantissima, di riferimento per il calcio italiano e europeo, si è fatta un clamoroso autogol, sono comunque sicuro che sarà in grado di ricostruirsi. Nei tempi giusti».

C’è chi ha fatto di peggio: il Barcellona ha versato milioni al vicepresidente degli arbitri.  «Mi credi se ti dico che ho riso leggendo questa notizia. La cosa però non mi stupisce: ogni volta che giocavamo in Spagna avvertivo una strana sensazione».

Si parla di Liga, non di Europa.  «Sono cose inaccettabili che non investono soltanto il torneo nazionale. Anche il tema arbitrale va affrontato con molta serietà. E rispetto».

Per nostra fortuna il calcio italiano, oltre che dall’Inter e dal Milan, è rappresentato in Champions da questo Napoli. «Mi piace il Napoli, e mi piace Osimhen, anche l’allenatore mi piace parecchio. Lo incontrai il giorno del matrimonio di mia figlia. Festa al castello di Giffoni, Spalletti aveva casa da quelle parti e casualmente ci trovammo. Bevemmo un espresso e parlammo di calcio, naturalmente. Nel Napoli si nota la sua mano, non si può dire che abbia giocatori famosi, di nome, e questo dà ancora più valore al suo lavoro». 

Più forte questo Napoli o quello di Maradona? E, visto che ci siamo, meglio Diego o Messi? 
«Non so rispondere alla prima domanda, ma alla seconda sì. Maradona e Messi sono due giocatori diversi».

In che senso, scusa?  «Diego in campo ha subìto un trattamento inaccettabile. Un martellamento continuo da parte degli avversari (dice proprio “martellamento”, nda). Ricordo un’Inter-Napoli in cui i nostri lo pestarono di brutto. Al contrario, Messi è protetto dalle regole e dagli arbitri. Come viene toccato, fischiano fallo. Non discuto le sue qualità tecniche, è un campione assoluto, ma per me Maradona resta il più grande della storia». 

Torniamo all’idolo napoletano del momento. Il Bayern si è mai avvicinato a Osimhen? Penso, ad esempio, a quando si è dovuto porre il problema della sostituzione di Lewandowski…  «Fino a quando ci sono stato io, no. E quando la scorsa estate se n’è andato Lewandowski il Bayern aveva già preso Mané, che ha un ruolo e caratteristiche diversi. Nel club si avvertiva la necessità di cambiare strada tatticamente, cercavano qualcosa di nuovo».

Kolo Muani potrebbe essere l’ideale sostituto di Osimhen, il giorno che questi dovesse essere venduto?
«L’aspetto più sorprendente di Kolo Muani è che l’Eintracht l’ha preso a zero, il direttore sportivo ha compiuto un capolavoro. A Francoforte Kolo è esploso e ha fatto il bene della squadra. Ora in campionato sono sesti, ma sono stati anche quarti, l’Eintracht è un club che ha quasi sempre lottato per non retrocedere». 

Fonte: CdS
 

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