Le parole del pm Santoriello, impegnato nell’inchiesta Prisma che ha portato alla luce i fatti che hanno interessato la Juventus, in un convegno del 2019, «un auspicio che è assolutamente irrealizzabile, al pari ad esempio della Juventus che vinca la Coppa dei Campioni», o ancora «lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo», non solo hanno fatto infuriare i tifosi bianconeri, ma potrebbero avere un risvolto importante. Il Mattino scrive: “Tutta questa bufera su Santoriello spinge verso la soluzione più logica per il 27 marzo, giorno dell’udienza preliminare presso il gup Marco Picco, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di 12 ormai ex dirigenti juventini (e la società per responsabilità amministrativa), fra i quali il presidente fino allo scorso novembre Andrea Agnelli. Santoriello non ci sarà per ragioni di opportunità, ma non per un provvedimento. Le frasi del pm sono legittime, non inficiano la correttezza e la legittimità dell’istruttoria, ma hanno creato imbarazzo anche ai piani alti della politica e del calcio. Questa mossa rischia però di diventare un precedente per qualunque magistrato.
RISVOLTI SPORTIVI
La Juve potrebbe chiedere la remissione, ma punta a sfruttare questo “effetto Santoriello” sul piano sportivo. Dal punto di vista formale, per la giustizia federale le frasi del pm non spostano nulla e non contano, ma il caos mediatico di questa vicenda può rafforzare la difesa bianconera, che ritiene la sentenza vulnerabile soprattutto nella parte in cui condanna pesantemente la Juve con 15 punti e i suoi ex dirigenti per diverse plusvalenze assolvendo tutti gli altri interlocutori del club. Questo è uno degli spazi che il Collegio di garanzia potrebbe utilizzare per chiedere una riforma della sentenza alla Corte d’appello con una più robusta motivazione o addirittura la cancellazione del primo giudizio. L’altro tema è la “violazione delle norme di diritto”, l’avere per esempio condannato in base a un articolo, il 4, che non faceva parte dei capi di incolpazione. È quello della mancata lealtà, il cuore della condanna che però per il procuratore e i giudici è declinabile in base alla responsabilità diretta dei dirigenti juventini dell’epoca dei fatti contestati (a loro l’articolo 4 è stato invece contestato). Intanto si estende il pool di legali che assistono la Juventus. Agli avvocati Maurizio Bellacosa e Davide Sangiorgio si aggiungono due noti amministrativisti: si tratta dei professori Angelo Clarizia, ordinario di diritto amministrativo alla Sapienza di Roma di origini salernitane, e Nino Paolantonio, ordinario di diritto amministrativo a Tor Vergata a Roma. Il ricorso al Collegio di garanzia del Coni da presentare entro il 28 febbraio sarà dunque stilato dai quattro”.