C’è chi le chiama riserve, a Napoli no!
Spalletti quando guarda in panchina ci può trovare un attaccante della Nazionale come Raspadori, un monumento come Juan Jesus, talenti smisurati come quelli di Elmas e Politano, stelle pronte a tornare a splendere come Ndombele. E pezzi di cuore del tifo azzurro come il Cholito. Ci sono le riserve che sanno, e sono felici, di esserlo: e uno di questi è proprio Simeone, quello che fa gol alla Roma quasi con l’ultimo pallone. E che non si lamenta se gli vengono concessi gli sgoccioli di una partita. Riserve d’oro, è proprio il caso di dirlo. Quasi 170 milioni lì seduti in panchina. A voler essere generosi, perché, si sa, le valutazioni dei siti specialistici mica sono il Vangelo. Perché dovesse dar via, per esempio, Gaetano, mica basterebbero 4,5 milioni come indicato da Transfertmarkt. Ma in ogni caso, nel gioco delle valutazioni, le riserve sono una vera e propria miniera d’oro: da Gollini (5 milioni) a Ostigard (7), da Jesus (5) a Olivera (15), da Demme (5) a Ndombele (28). E poi ancora Elmas (23), Gaetano (4,5), Zerbin (4), Politano (20), Raspadori (35), Simeone (18). Riserve di lusso, panchina lunga: è stato quello che ha voluto De Laurentiis, il diktat imposto a Giuntoli nell’ultima estate, quella dell’anno zero. E che anno zero. I cinque cambi hanno aiutato Spalletti a valorizzare l’intero organico che gli ha messo a disposizione il club azzurro. Non tutti sanno pescare la pepita giusta tra le riserve, mentre in campo infuria la contesa e bisogna calcolare mille variabili impazzite, tecniche, tattiche e ambientali, per provare a cambiare la partita. Lucianone ha sbagliato raramente la sua mossa. Anche se poi, alla fine, il tecnico di Certaldo si è abbandonato tra le braccia dei suoi fedelissimi. E bene ha fatto, visto l’incredibile marcia trionfale, senza precedenti nel nostro calcio. L’abbandono della formazione-tipo, però, non è ancora prevista. Non è ancora tempo di turnover. Sicuramente non con la Cremonese. Poi, con l’inizio della Champions, qualcosa potrebbe cambiare. Chi va in panchina soffre, ma proprio grazie all’intelligenza di chi viene escluso questo Napoli ha un passo così potente.
Fonte: Il Mattino