Due fenomeni a confronto al Maradona: Kvaratskhelia contro Dybala genio al potere
Stasera al "Maradona" un confronto ad alti livelli tra il georgiano e il trequartista argentino
Nascere imbianchino e nascere Giotto. Nascere tassista e nascere Villeneuve. Nascere Fedez e nascere Battisti. La geografia dell’umanità evidenzia i suoi antipodi in mille modi e in ogni campo, salvo stabilire che comunque serve tutto e servono tutti. Nascere mediano e nascere Dybala. Nascere stopper e nascere Kvara. Anche nel calcio non si sfugge alla legge, anche nel calcio c’è bisogno di tutti. Il problema di quest’ultima epoca, caso mai, sta proprio in questo: ci sarebbe bisogno di tutti, ma ci siamo convinti – ci hanno convinti – che negli stadi Giotto non serva più. E’ fuori luogo e fuori schema, anche se per nascita e destino è fuori classe. Superfluo, fatuo, inutile. Orpello eventuale, il più delle volte ingombrante e fastidioso. Per tanti marescialli, palla al piede. Ingestibile. L’estro e la fantasia messi al rogo dall’Inquisizione implacabile del calcio muscolare e geometrico, che intende la partita come un lungo braccio di ferro, deciso alla fine dalla forza bruta. E fa niente se poi ci ritroviamo a dire che è il Mondiale di Messi.
Dovrebbero spiegarcelo, i manichei della geometria: se davvero serve tutto, perchè allora abolire proprio la fantasia. Se non altro, non lo devono spiegare a Mourinho e a Spalletti, che Dybala e Kvara li hanno, li usano e se li tengono stretti. Così alla fine si crea l’incanto che stasera contempleranno i beati del San Paolo Maradona, santuario pagano in cui quanto valga un certo modo di amoreggiare con la palla l’hanno capito più di tutti, non da oggi: i due Giotto del campionato, in definitiva gli ultimi due, i migliori due, saranno in esposizione contemporaneamente, nel festival della fantasia e della creatività che comunque non lascerà indifferenti. Poi si sa che il risultato magari lo decidono gli Osimhen e gli Abraham, che il possesso e la pressione saranno gli altri ad applicarli e a imporli. Ma il tocco magico, il dribbling imprevedibile e la rifinitura impensabile, quelli sono affare esclusivo e riservato. Dybala e Kvara, Kvara e Dybala, la riserva indiana di un altro calcio e di un talento superiore. Che poi, se vogliamo, non è solo poesia, perchè casualmente gli statistici documentano come abbiano tutti e due a carico 7 gol, per niente fuffa, più quel dato singolarmente comune di 55 e 54 tiri in porta (55 Kvara e 54 Dybala). Questo per dire che dovremmo anche smetterla di considerarli solo un lusso supplementare e impalpabile: quando un allenatore punta sulla fantasia, la fantasia sa essere dannatamente efficace. Cioè decisiva.
In settimana ci ha informati l’Intelligenza Artificiale di Olocip che Dybala è il miglior calciatore della seria A. Ma va? Noi, che non siamo artificiali, e tanto meno intelligenti, qualcosa di simile avevamo comunque intuito. Certo per il livello medio che lo circonda, ma prima di tutto per la qualità assoluta del soggetto. E con la sua quella di Kvara, che come minimo è il numero due. Certo i Giotto fanno anche saltare i nervi, sono volubili e scostanti, certe volte spariscono per delle mezz’ore e non c’è verso di trovarli da qualche parte. Ma dovremmo saperlo, per definizione Giotto non dipinge otto ore al giorno su ordinazione, tanto al metro quadro: Giotto crea quando c’è l’ispirazione. Altrimenti non servirebbero neppure più gli imbianchini.
Eppure dicono i geometri che con undici Dybala o undici Kvara non vincerai mai niente. Perfetto, nessuna obiezione. E’ la pura verità. Effettivamente ne basta uno.
Fonte: CdS