Undici punti in più, rispetto allo scorso anno, per il Napoli di Luciano Spalletti al giro di boa. Una continuità figlia del lavoro, del gioco e delle idee del tecnico azzurro. Un qualcosa che si era visto nell’ottima, passata stagione e che sta venendo fuori, oggi, in tutta la sua brillantezza. Oltre ai gol di Osimhen, allo splendere del gioiellino Kvara, ai terzini che sono nel gioco a 360 gradi e agli ingranaggi delle catene laterali, c’è quello che la Gazzetta dello Sport chiama “centro di gravità permanete”, al secolo, Stan Lobotka. Uno dei “miracoli”, si passi il termine, del tecnico di Certaldo.
Il regista. Sempre fondamentale nelle squadre di Spalletti come fulcro della manovra e distributore di palloni. L’allenatore del Napoli ha bisogno di qualcuno che, posizionato davanti alla difesa, guardi il campo, lo analizzi al microscopio, e di conseguenza smisti, detti i tempi e recuperi. Alla Roma aveva Pizarro, all’Inter si è inventato Brozovic, al Napoli si è affidato a Stanislav Lobotka. Ci ha visto bene ed è stato ripagato. Lo slovacco tesse i fili della manovra e li tiene insieme. Per creare problemi al Napoli, bisogna complicare la vita a lui, schermarlo, oscurarlo, non farlo ragionare. Lobo è un regista con la struttura fisica e la propensione al contrasto di un mediano. Se occorre, si schiaccia sulla linea difensiva e risolve problemi. Sette palle perse e 121 recuperate: l’importanza di Lobotka in due cifre.