Il terzo anno di Victor è quello che diventa il prodotto del lavoro di Spalletti….
I gol si contano, si pesano, si vivono, si spalmano in una stagione che sa di favola: tredici volte Osimhen in campionato sono diventati un fattore, sono serviti per scavare un solco tra il Napoli e quel macrocosmo che insegue, a distanza ragguardevole, e che si chiede come sia possibile eventualmente provare a frenare una squadra ch’è prossima alla perfezione. Osimhen è il centravanti moderno costruito da Spalletti, completato attraverso un lavoro paziente e scrupoloso, educandolo a fare altro, immergendolo in un processo evolutivo che ha modificato la natura stessa del centravanti nigeriano e ne ha allargato ulteriormente gli orizzonti.
Osimhen è diventato decisivo, anzi devastante, orienta le partite, incide segnando ma anche dialogando con una squadra che sente sua, alla quale dà consistenza tecnico-tattica attraverso letture che cominciano ad appartenergli compiutamente. Il primo Osimhen, quello che arriva nell’estate del 2020, segna relativamente poco, resta a lungo a guardare perché gli succede di tutto (il Covid, un intervento a una spalla, una commozione cerebrale), deve convivere con la sfortuna e anche con un football un po’ individualista, fondato sulle proprie, incontrollabili progressioni: ma sono dieci reti in 1.864′. Il secondo Osimhen non riceve grandi attenzioni dalla sorte, finisce di nuovo in sala operatoria dopo uno scontro fortuito con Skriniar, ma intanto è già un altro anche statisticamente: sono diciotto gol in 2.314′.
Fonte: CdS