La Gazzetta – Meno 15 alla Juve, la Corte federale d’Appello va oltre la richiesta di 9 punti del procuratore Chiné

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Terremoto sul campionato. La Corte federale d’Appello a Sezioni Unite riscrive la classifica e condanna la Juventus a 15 punti di penalizzazione andando ben oltre le richieste del procuratore federale che ne avevi chiesti 9. La squadra di Max Allegri passa alle nove di sera dal terzo al decimo posto. La storia delle plusvalenze vive il suo big bang. E non basta: Fabio Paratici prende 30 mesi di inibizione, l’ex presidente Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene due anni, Federico Cherubini un anno e quattro mesi e Pavel Nedved otto mesi. Per tutti gli ex dirigenti bianconeri richiesta anche l’estensione della sanzione in ambito Uefa e Fifa. Assolte invece tutte le altre: Genoa, Samp, Empoli, Pro Vercelli, Parma, Pisa, Pescara e il vecchio Novara. Ora la partita si sposterà al Collegio di garanzia presso il Coni, l’ultima tappa della giustizia sportiva: la Juve ha 30 giorni per impugnare. Ovviamente lo farà.

 

Rivincita La Juve aveva scavallato senza guai i colli del primo e del secondo grado nei precedenti processi. Questo ribaltone è dunque figlio delle 14mila pagine delle carte dell’indagine Prisma che la Procura di Torino ha inviato in Figc. «Se non si riapre un processo del genere quando è che si può riaprire?», dice Chiné. È la grande rivincita del procuratore federale che fa ai giudici questo discorso: nel precedente processo si era parlato di valutazioni sbagliate, ma questo è un dettaglio, una virgola, un’inezia, rispetto a ciò che dicono quelle intercettazioni e quei documenti dove, parole sue, non c’è nulla di tecnica e al posto dei calciatori ci sono addirittura delle x.

 

Mancata lealtà Ma che cos’è che ha portato a questa sentenza che, diciamoci la verità, ha spiazzato ogni pronostico pubblico e privato? La chiave giuridico-sportiva è stata il tirare in ballo l’articolo 4. È una specie di principio informatore del Codice di Giustizia Sportiva, semplificando, quello della «mancata lealtà». «Mancata lealtà» che è stato il cuore del verdetto. Non più l’affare, il giocatore ipervalutato a bilancio, le operazioni di qua e di là con diversi club. Ma il «sistema». Se non fosse stato così, le altre società sarebbero state punite. E invece zero con gli avvocati di tutti gli altri club, primo fra tutti Mattia Grassani che assisteva Pisa, Genoa e i dirigenti del Parma. Dunque, una questione di «sistema». È lì, fra i contenuti delle intercettazioni, anche e soprattutto nella loro «forma», quel «tutta la merda che sta sotto» pronunciato da Agnelli per esempio, hanno portato Chiné a chiamare in causa proprio quell’angolo di Codice combinandolo con la «violazione gestionale ed economica» dell’articolo 31, che al primo comma prevede solo una multa (sempreché l’irregolarità non sia stata determinante per l’iscrizione ai campionati). Più che una somma è stata una moltiplicazione. Per Chiné l’afflittività della sanzione doveva essere una sola cosa: lasciare la Juve fuori dall’Europa. Niente Champions, niente Europa League, niente Conference League.

 

Ma se il Gip... I legali della Juve – gli avvocati Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa – sono tornati alla carica sulla storia del vizio di forma, il fatto che la Procura federale si sarebbe mossa fuori tempo massimo. Poi hanno citato il pronunciamento del Gip che, motivando la mancata adesione alla richiesta di arresto di Andrea Agnelli, aveva «richiamato l’esito del giudizio», quindi non ritenendola superata dagli eventi. Una diga: le sentenze sportive di primo e secondo grado avevano tenuto persino nelle parole del Gip, perché cancellarle? Nella memoria presentata dai legali c’era stata poi una ricostruzione per filo e per segno di tutti i 17 affari contestati con il tentativo di riportare la discussione davanti al muro su cui si erano fermati gran parte dei giudizi, penali e sportivi, sulla materia: l’impossibilità di stabilire un parametro oggettivo per stabilire il valore di un calciatore.

 

Europa no La linea è stata travolta dal collegio presieduto da Torsello. Il dispositivo nudo e crudo non ci spiega come si sia arrivati a calcolare la sanzione. Bisognerà aspettare le motivazioni, che arriveranno entro 10 giorni, e lì si capirà probabilmente tutto. Soprattutto sul perché si sia voluto calcare la mano. Quasi con il desiderio di spingere all’estremo il discorso del procuratore federale: se i 9 punti costituivano una zavorra pesante sulla strada per l’Europa, i 15 rappresentano un ostacolo forse insuperabile, per dare un senso a questa disgraziata stagione.

 

La «Cassazione» Stagione che comunque sarà contrassegnata da altri appuntamenti, sia in sede penale, sia in quella sportiva. L’appuntamento al Collegio di Garanzia è in teoria solo una valutazione di «legittimità», sul modello Cassazione. Si tratta quindi di verificare eventuali vizi di forma o violazione dei diritti della difesa, che potrebbero riportare indietro la lancetta del processo portando a un nuovo pronunciamento della stessa Corte d’Appello. Insomma, potrebbe dire: avete sbagliato l’interpretazione di quel profilo di reato, rimodulatelo. Ma forse è troppo presto per parlarne. Quello che è certo è che la nuova Juve post Agnelli sarà impegnata su diversi fronti. Sono aperti i fascicoli sulle «partnership» sospette con altri club, pure queste fra le carte di Torino, e soprattutto quello sulle due manovre stipendi che sembravano le vere sabbie mobili nella geografia dei pericoli «sportivi» per il club bianconero. E che ora nascondono altri rischi.

 

Fonte: Gazzetta Sport

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