C’è un altro campionato che aspetta la Juve nei prossimi mesi. E non si gioca su un campo di gioco. Non c’entrano Chiesa o Rabiot o Bonucci. Il problema sono i processi, o potenziali tali, che potrebbero aggiungersi alla sentenza shock di ieri. D’altronde le carte di Torino hanno alimentato diversi fascicoli. E come spesso succede, le strade delle due giustizie, ordinaria e sportiva, continueranno a intrecciarsi nei prossimi mesi. Saranno soprattutto cinque gli appuntamenti da sottolineare in rosso: il ricorso al Collegio di garanzia, l’udienza del Gup a Torino per l’indagine «Prisma» che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di alcuni dirigenti, primo fra tutti l’ex presidente Andrea Agnelli; il potenziale processo sulle plusvalenze opache con le cosiddette «consorelle»; la variabile Uefa. Ma in mezzo c’è il pericolo più grande: il cosiddetto fronte stipendi con quelle manovre che, lo scrivono pure i pm, hanno costituito almeno in parte una violazione delle norme federali.
Fronte penale È chiaro che la vicenda penale, con i suoi strumenti investigativi, ha di fatto indirizzato il filone sportivo costringendo addirittura a riaprire un processo che sembrava morto e sepolto. Ma a un certo punto, i due fronti hanno divorziato almeno sotto il profilo dei tempi. Una delle cose che si diceva prima della giornata di ieri era: impossibile condannare e penalizzare prima dell’udienza preliminare… E invece i giudici sportivi hanno rivendicato la loro autonomia e hanno ritenuto che, punto primo, bisognasse riaprire, e poi, punto secondo, sanzionare la Juve. Lo stesso percorso di calciopoli quando le sentenze sportive arrivarono con largo anticipo rispetto a quelle penali, pur scegliendo per la quasi totalità la strada colpevolista.
Le due giustizie Insomma, il Collegio di garanzia interverrà sicuramente prima dell’udienza di Torino che dovrà decidere sul rinvio a giudizio per i reati di falso in bilancio e false comunicazioni sociali. Anche perché, da un punto di vista sportivo, lo sviluppo penale della vicenda plusvalenze e dintorni, ha perso un po’ di interesse visto che la Juventus ha cambiato gruppo dirigente.
Partnership Nel frattempo, Chiné sta lavorando su altre questioni. Nelle 14mila pagine trasmesse da Torino, c’è pure un’altra parola chiave: partnership. Partnership opache nei rapporti debito-credito. La procura federale non ha mai fatto nomi di squadre, ma ci sono delle supposizioni che nascono dalla lettura delle carte e che riguardano i rapporti con Sampdoria, Empoli (già giudicate e peraltro prosciolte in questa riapertura del processo), Atalanta, Sassuolo e Udinese. Rischiano anche loro? Per ora siamo a una primissima fase istruttoria (che fra poco dovrebbe esaurirsi anche se la procura potrebbe chiedere a una proroga) e quindi siamo ancora lontani dall’eventuale deferimento e dal possibile processo.
Stipendi Discorso un po’ diverso è quello sulle manovre stipendi. Nel 2020 e nel 2021, gli anni Covid, la Juventus e un buon numero dei suoi giocatori avevano concordato una riduzione dei compensi, la cui vera natura sarebbe stata però occultata da accordi non trasparenti e fuori dai canali contrattuali consentiti (in questo quadro c’è pure il giallo sugli accordi con Cristiano Ronaldo). Qui, c’è una concretezza diversa perché gli stessi P.m. , nei loro atti ufficiali hanno citato la violazione delle Noif (le Norme Organizzative Interne Federali) per intese non depositate in Lega e in Federcalcio fra il club e i giocatori. Anche qui siamo comunque all’inizio, in piena fase istruttoria. Su questo argomento rischiano però anche gli agenti e pure i calciatori (un mese di squalifica).
E la Uefa? Ieri Chiné ha fatto riferimento ai rapporti della stessa procura con la Federcalcio europea. Non è un mistero che dei contatti ci siano stati e che la Uefa sia spettatrice interessata di tutte le vicissitudini giudiziarie bianconere. Tuttavia, la sensazione è che a Nyon aspettino proprio i differenti esiti giudiziari italiani prima di poter tracciare una linea e concludere. In linea puramente teorica, l’Uefa potrebbe anche decidere autonomamente di non consentire alla Juve di partecipare alle competizioni europee. Ma è anche possibile che l’organismo internazionale possa sentirsi sufficientemente rappresentato dai procedimenti italiani e si trasformi in una sorta di «notaio» delle sentenze espresse in Italia. I tempi comunque non sono brevissimi e si pensa che prima di giugno non ci possa essere nessun tipo di pronunciamento.
Fonte: Gazzetta dello Sport