Spalletti deluso per le clamorose occasioni fallite: «Se non ribadisci la tua qualità può succedere»
Contro la Cremonese è mancato il cinismo per chiudere la gara
Al minuto 65 di una partita insospettabilmente avvelenata, il Napoli-2 aveva un piede nei quarti di finale e l’altro quasi, avendo infilato assieme Politano, Lobotka e Anguissa per ridimensionare la propria rivoluzione. Al minuto 37′, ormai ne mancavano solo 8′ più il recupero, pure il busto sembrava proiettato in quel Napoli-Roma scritto tra le rughe d’una serata gelida, anestetizzata adagiando i muscoli di Kim dinnanzi ad un pericolo sino a quel momento invisibile oppure impercettibile. E poi, al minuto 40′, con Zielinski per Elmas, con l’energia, il palleggio e il talento, cos’altro aggiungere per provare ad avvicinarsi alla normalità? Il calcio, invece, in quel preciso istante ha preso la tangenziale e se n’è andato in giro a dimostrare l’esatto contrario di tutto, perché il pallone sa come riempire d’effetto le proprie parabole che ronzano intorno a Spalletti. «Noi abbiamo sprecato un’occasione, perché non l’abbiamo chiusa». Ciò che resta di quella nottata perfida, un cucchiaio di fiele mischiatosi con il miele, è l’analisi scomposta di cosa si nasconda dentro una gara apparentemente indirizzata, sostanzialmente sotto controllo, domata senza avvertire mai un brivido lungo la schiena: e pure, nella «casualità di una sfida in sicurezza» di Spalletti, restano il disagio di fondo che un turnover così massiccio riesce ad alimentare, le difficoltà di connessione tra uomini e reparti che si ritrovano dentro un calcio pure diverso nelle proprie dinamiche e che evaporano inaspettatamente. «Ce l’avevamo in gestione, avevamo fatto delle scelte per avere i tre centrocampisti freschi, poi avevo inserito Kim in difesa. Ci sono gare in cui non devi consentirti alcuna disattenzione».
MESSAGGI E STANDARD. La storia di Napoli-Cremonese, come quella di ogni partita, è poi infarcita da episodi, da scelte chiaramente sbagliate (il contropiede stropicciato da Ndombele), da circostanze, dal destino che quando vuole ci mette del suo e sa come farlo (palo-traversa di Simeone, sfidando le leggi della fisica), da disattenzioni (sul pari di Felix) e anche di prestazioni dei singoli che restano per una notte ben distanti da se stessi e dal Napoli che Spalletti avrebbe voluto scorgere, pure a futura memoria: «E se non ribadiamo standard di qualità, può venir fuori qualsiasi risultato». E buttar via una Coppa Italia di nuovo – come un anno fa – al primo turno, stavolta andando a sbattere il muso contro la Cremonese afflitta dai proprio problemi, proiettata a inseguire soluzioni miracolose per risolverli, che scopre in quel diluvio l’acqua santa e ci riesce, lasciando al Napoli il retrogusto amaro delle riflessioni sulle opportunità di una rivoluzione così imponente, sull’esigenza di miscelare tutto assieme (l’inedita formazione e la rielaborazione del 4-2-3-1), di sottrarre certezze per indirizzarla con padronanza, sul messaggio che (forse) passa nella testa del Napoli-2 e poi del Napoli-1. E però vai a capirlo questo calcio: l’equivoco germoglia proprio «dopo», cioè dal 65′ in poi, quando pareva si fossero formati gli anticorpi.
Fonte: CdS