Retroscena criminale: “agguato” a Marassi. tre tifoserie rivali aspettavano i napoletani a Genova
Poteva davvero succedere il finimondo. Non che bloccare un ’ autostrada e dar vita a una maxi-rissa sia poco , ma provate a immaginate uno scontro tra gli ultras del Napoli da una parte, e quelli di Sampdoria, Bari, Hellas Verona e Ternana dall’altra (ognuna di queste tifoserie è nemica dei napoletani e amica dei doriani), nei pressi dello stadio Marassi, in un quartiere affollato di persone che poteva trasformarsi in una trappola mortale. È la nuova pista che stanno battendo gli inquirenti della Procura di Arezzo e delle Digos di Roma e Napoli, impegnati in una doppia direzione: dare un volto e un nome ai protagonisti degli scontri sull’A1 e indagare su quanto accaduto prima, durante e dopo. Secondo quanto ha rivelato ieri il Corriere della Sera, il “ring” scelto in un primo momento potrebbe non essere stato quello su cui, invece, romanisti e napoletani si sono poi affrontati. L ’ assalto di Genova non si sarebbe mai consumato perché i tifosi del Napoli avrebbero preferito scontrarsi prima con quelli della Roma, anche loro nei paraggi di Badia al Pino. La sensazione diffusa è che la concentrazione di tifosi di varie squadre – proprio nel capoluogo ligure – fosse il preludio di un possibile regolamento di conti nel mondo criminale. Gli agenti hanno annusato il pericolo osservando a Marassi stendardi e vessilli di baresi, veronesi e ternani, tifoserie che non vanno d’accordo tra loro (ed era dunque sospetto che si ritrov assero tutte insieme, sedendo tra l’altro in seggiolini adiacenti); così, all’altezza di Arezzo, la polizia ha deciso di mettere un posto di blocco per rispedire indietro tutti gli ultras del Napoli, trovando in alcuni minivan spranghe, bastoni, bottiglie, cinture e pietre.
C RONACA. Intanto, il gip di Napoli Ivana Salvatore ieri non ha convalidato l’arresto in flagranza differita notificato ad Antonio Marigliano, difeso dall’avvocato Emilio Coppola. È il quarto fermato su 4 che torna a casa: era già accaduto anche ai romanisti Emiliano Bigi e Filippo Lombardi (anche nei loro casi non è stata riconosciuta «la necessità e l’urgenza» per l’arresto possibile fino alle 48 ore successive agli incidenti), oltre che a Martino Di Tosto, al quale però la giudice Elena Pisto ha imposto l’obbligo di firma e di dimora. Nella sua ordinanza, il Gip di Napoli ricostruisce comunque la dinamica dei fatti: intorno alle ore 11.20, tra le 250 e le 300 persone sarebbero arrivate a bordo di auto e van e, dopo aver sostato «come se aspettassero qualcuno», avrebbero iniziato a lanciare fumogeni, bombe carta, sassi e bottiglie nel momento in cui è arrivato il convoglio romanista. «A loro volta i tifosi romanisti – si legge sempre nell’ordinanza – scesi dai veicoli, ponevano in essere condotte analoghe, dando vita a una vera e propria guerriglia tra contrapposte fazioni». Fonte: CdS