Giacomo Raspadori, attaccante del Napoli, ha rilasciato una lunghissima intervista a Dazn, per la serie Heroes. Le sue dichiarazioni da Il Napolista:
Ti rendi contro che sarai protagonista di Napoli-Juve? «Te ne rendi conto perchè è quello che sognavo. Te la godi perchè la mia passione è giocare a calcio. farlo davanti ad un pubblico così c’è la pressione giusta. Se sei cosciente di questo, te la godi di più. Vedere il nome sulla maglia, si fa fatica ad abituarsi, poi vederlo su quella del Napoli che è prestigiosa perchè indossata da grandi calciatori… Le maglie con i gol in campionato e Champions le custodisco con cura. Ogni tanto a casa le rimetto. Non le ho nemmeno lavate, quelle non si lavano»
Sul nuovo ruolo da protagonista con l’Italia: «Ti responsabilizza, ho avuto la fortuna di conoscere grandi campioni più grandi di me, come Chiellini, Bonucci e Florenzi, ma anche veterani giovani come Donnarumma e Barella. Tocca a noi andare a ricostruire e riportare l’Italia dove merita di stare. I talenti ci sono, l’entusiasmo c’è, la voglia di esprimersi nel migliorie dei modi c’è, possiamo farcela»
Sul rapporto con i suoi allenatori: «Aldo Tolomelli è stato il mio primo allenatore nel Progresso Calcio, squadra della mia città. Tutti gli allenatori mi hanno lasciato qualcosa, è stato uno scambio reciproco. A partire da de Zerbi che è stato il primo allenatore tra i grandi, mi ha fatto sentire calciatore dopo che erano due anni che non giocavo. Mi ha dato tanti insegnamenti per farmi esprimere all’altezza della squadra. Con Dionisi ho avuto la possibilità di sbagliare, provare ruoli diversi e restare in campo con continuità. Con lui ho fatto il trequartista, ruolo mai fatto prima. Con Spalletti sto lavorando per migliorare tutti i dettagli. Quello che vediamo prima delle gare lo vediamo in campo, per noi è un grande aiuto perchè sai già come comportarti»
Conciliare calcio e studio, il segreto di Jack: «A scuola me la cavavo, sono cresciuto con dei valori familiari per cui devi fare il 100% per portare a termine ciò che fai. Ho preso la scuola come qualcosa in più anche se preferivo giocare a calcio. Il calcio non toglie alla scuola e viceversa. Mi è capitato di fare una partita e avere un esame il giorno dopo. Ho sempre pensato che scuola e università potessero andare di pari passo con lo sport. Sono ambiti che non tolgono l’un l’altro o niente, ti danno la possibilità di tenere la mente aperta e imparare tante cose. Io faccio scienze motorie, una facoltà legata all’ambiente sportivo quindi è un aspetto in più che ti porta ad avere conoscenze che ti possono servire nel pratico. Se riesci a capire perché vai ad allenare una certa caratteristica può essere un valore aggiunto»
Sul numero di maglia “conteso” con Simeone: «Il Cholito è arrivato prima di me e ha preso il 18, il numero che avevo al Sassuolo e giorno della mia data di nascita. Ho deciso di invertire le cifre e prendere l’81, anche perché il prefisso di Napoli è 081, quindi c’è una motivazione sotto»
Cosa prenderesti dai tuoi compagni? «A Osimhen toglierei il colpo di testa, è pazzesco. Al Cholito il movimento in area, come si muove è veramente forte. A Politano il tiro a giro. A Kvara e Lozano l’uno contro uno».
«Napoli è stata la mia prima scelta, ho sentito forte interesse della società e del mister: sentivo che era il momento giusto di alzare l’asticella. Sono sincero, è stata una scelta che ho preso in un attimo, perché penso che Napoli sia il posto migliore per potersi esprimere, crescere e imparare nuove cose»
Le zone preferite di Napoli «Posillipo, dove vivo, mi piace tantissimo. Svegliarsi la mattina e vedere il mare è una cosa strana per noi emiliani, devo farci l’abitudine. Ho visto anche il centro storico e i Quartieri di sera, ma vorrei approfondirli con più calma, sono posti unici al mondo. Ho fatto da Cicerone ai miei nonni e li ho portati a visitare Piazza del Plebiscito»