L’appello di De Laurentiis e il pugno duro. «Utilizziamo l’esperienza hooligans»
Il presidente del Napoli vuole che si utilizzi il modello inglese per sconfiggere la piaga del tifo violento
Il Napoli ha chiesto al ministro Piantedosi di espellere dal mondo del calcio i violenti, come fece l’Inghilterra con i suoi hooligans dopo la strage di Hillsborough. Il messaggio del patron dei partenopei, Aurelio De Laurentiis, è stato affidato alle ore 13.30 a una nota nella quale si condannano «fermamente gli atti e i comportamenti di alcuni presunti tifosi, che purtroppo ancora frequentano gli stadi italiani, creando disagi e pericoli». E nonostante la considerazione di quanto sia «ingiusto, per colpa di pochi, vietare le trasferte a tutti» (il ministro ha detto che l’attuale quadro normativo consente di adottare dei provvedimenti restrittivi in questa direzione), l’appello di ADL al titolare del Viminale assume toni abbastanza netti: «L’Inghilterra negli anni ’80 ha estirpato i facinorosi dagli stadi rendendo il calcio inglese il più sicuro e spettacolare del mondo, con provvedimenti drastici ma efficaci. Auspichiamo che il Ministro dell’Interno voglia prendere una volta per tutte iniziative appropriate e radicali».
GRAVINA CONDANNA. Una «ferma condanna» per i fatti di Badia al Pino è arrivata anche da parte del presidente della Figc. Prima di partecipare alla presentazione del documentario dedicato alla calciatrice Sara Gama, Gabriele Gravina ha avuto un lungo colloquio telefonico con il ministro. «Bisogna rendere più stringenti ed efficaci alcune sanzioni – la riflessione di Gravina a margine dell’evento – Riteniamo che la chiave di volta sia uno stretto rapporto di collaborazione tra il mondo del calcio e la parte politica». Difficile comprendere fino in fondo come sia possibile, oggi, assistere agli stessi episodi di 20 o 30 anni fa. «Questi appuntamenti tipo “far west” per picchiarsi sono vergognosi e devono terminare – ha aggiunto – Questi soggetti vanno espulsi dal sistema, devono pagare». Di sicuro, non è un momento facile per il calcio italiano, passato negli ultimi due mesi e mezzo dal caso della curva interista svuotata di forza per la morte di un capo ultras all’arresto dell’ormai ex procuratore arbitrale D’Onofrio, fino ad arrivare agli ululati razzisti nei confronti di Umtiti partiti dal settore ospiti del “Via del Mare” durante Lecce-Lazio. Ora gli scontri in autostrada. Fatti diversi tra loro, ma tutti di una gravità tale da prendere a picconate gli sforzi di chi, ogni giorno, prova a comunicare i valori e la bellezza del calcio.
RAZZISMO. Gravina sta affrontando un caso dopo l’altro con la pazienza di Giobbe. E sul razzismo promette «di lavorare per modificare le norme» che lui stesso, nel 2019, ha inasprito. «Sappiamo che si può fare molto di più, ma andiamo a impattare con situazioni oggettive che ti impediscono di andare oltre. Mi riferisco alle ipotesi di sospensione che non generano mai un’interruzione della gara. Provate a immaginare, durante una partita, di far uscire 80 mila persone da uno stadio» ha spiegato. A imporre lo “stop” (temporaneo o definitivo dopo 45’ di interruzione) dev’essere un delegato del ministero dell’Interno che segnala le violazioni all’arbitro e decide se far interrompere o meno il gioco.
CASINI. Tornando agli scontri sull’A1, secondo il presidente della Serie A, Lorenzo Casini, «è necessario applicare le sanzioni che esistono, perché le persone che si comportano in un certo modo allo stadio non debbono poter entrare. Il tema è identificarle il prima possibile e qui la tecnologia può aiutare». Per il presidente di Lega, «i progressi ci sono stati e vanno riconosciuti: il numero ridotto di scontri, la lotta al bagarinaggio, il biglietto nominale, ma non è abbastanza. Bisogna iniziare dalla scuola a formare culturalmente il tifo, parlando di lotta contro qualsiasi forma di discriminazione».
Fonte: CdS