Soddisfatto della prova di maturità. Luciano Spalletti non aveva dubbi suoi suoi ragazzi. Una squadra concreta e concentrata, capace di imporre il proprio gioco dall’inizio alla fine.
Aveva chiesto cattiveria e determinazione: le ha viste? «Innanzitutto ho visto una squadra molto matura che ha saputo ragionare in una partita che rischiava di diventare complicata. I ragazzi hanno usato la testa e sono stati sempre sul pezzo. Ecco come non l’abbiamo mai messa in discussione».
Insomma, è soddisfatto… «Sì, ma sia chiaro: noi non dovevamo dimostrare niente. Era una partita ancora più difficile dopo il rigore sbagliato, invece la squadra ha sempre usato la testa molto bene. Nel complesso è stata la partita degna di due uomini come Vialli e Mihajlovic che purtroppo non ci sono più ma ci hanno insegnato tantissimo in campo e fuori. Ecco, queste partite per loro erano allenamenti, davano sempre tutto. Il calciatore forte non la perde prima di aver giocato e loro erano due di questi, la perdevano solo se tu eri più bravo, non concedevano nulla».
Nel suo Napoli c’è uno che sembra non voler concedere nulla: Osimhen. «È diventato un calciatore forte e sa dare l’esempio».
Ci dica di più. «Prima di tutto ha un modo di stare in campo che trascina. Perché si prende le responsabilità giuste e quando attacca l’avversario usa tutte le caratteristiche per stare dentro la partita. Anche in fase difensiva e nell’uno contro uno. E poi ultimamente ha più attenzione nel coordinarsi con la squadra».
Restiamo sui singoli: come mai il cambio di Kim dopo un tempo? «Aveva un indurimento muscolare e non abbiamo voluto rischiare. Se un giocatore si infortuna lo perdi per un mese. E poi abbiamo tante alternative di livello. Un piccolo sovraccarico muscolare ci può stare: siamo all’inizio e si deve riprendere il ritmo partita. Su indicazione del dottore abbiamo preferito farlo uscire».
Veniamo ai due rigori: qual è la gerarchia? «Per me il rigorista è Kvara: il primo doveva tirarlo lui. Poi hanno parlato in campo e hanno deciso di farlo battere a Politano. Ma è un segnale positivo che un altro abbia voluto battere e che siano tutti d’accordo. È sintomo di personalità e di forza. Il secondo lo doveva battere Elmas perché io così avevo detto. Per quanto riguarda i rigori siamo organizzati benissimo».
A proposito di Kvara, come valuta la sua prestazione? «Deve ritrovare la freschezza di qualche mese fa, ma non dimentichiamoci che è stato fermo per più tempo degli altri. Stavolta ha giocato una buona gara sotto tutti gli aspetti. È entrato in area a fare le solite serpentine a cercare un varco. Ritroverà la brillantezza e il gol, anche se gol e assist sono cose che per me contano relativamente, sono importanti l’impegno, i palloni recuperati e i contrasti».
Si riparte con la sfida contro la Juventus. «Anche senza le 8 vittorie di fila era la squadra più difficile da affrontare. È una delle più forti del campionato. Ma la partita di venerdì è importante, non determinante».
Si può dire che adesso la sconfitta di Milano sia definitivamente alle spalle? «Contro l’Inter dovevamo fare di più. Loro sono forti come noi, forse anche più forti, ma abbiamo fatto vedere che possiamo giocarcela alla pari».
Un assist e un’altra prestazione importante di Mario Rui. «È una valida alternativa a Olivera e infatti una volta gioca uno e una volta gioca l’altro. Mario ha giocato una buonissima partita ed è un giocatore esperto: non la soffre mai la garra della partita perché ha il carattere tosto. In ogni caso ci sono cinque sostituzioni e le faccio quando mi pare».
Il Mattino