Maradona e Vialli, quell’idea del «sindacato» per i più deboli

L'organo non fu riconosciuto come interlocutore dalla Fifa

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Nell’estate del 1995, mentre stava per concludersi la sua seconda squalifica per doping (venne trovato positivo all’efedrina durante i Mondiali negli Stati Uniti), Diego Armando Maradona e il suoi collaboratori dell’epoca – il manager Marcos Franchi e l’avvocato Daniel Bolotnicoff – ebbero un’idea: creare un sindacato per assistere i calciatori più deboli e attaccare i poteri forti, cioè la Fifa. Maradona convocò una conferenza stampa a Parigi, alla quale invitò un nutrito gruppo di calciatori, tra i quali gli ex compagni del Napoli Ciro Ferrara e Gianfranco Zola. E Gianluca Vialli, che era un caro amico del Pibe. L’obiettivo del sindacato, chiamato Aifp (Associazione internazionale giocatori di calcio), era «difendere i più deboli e l’integrità morale e sociale dei calciatori». Diego conduceva una personale battaglia contro Joseph Blatter, segretario generale e futuro presidente della Fifa, dopo quanto era accaduto durante Usa ’94, perché riteneva di essere stato vittima dell’ennesimo complotto.Il sindacato ebbe vita breve, non fu riconosciuto come un interlocutore dalla Fifa. L’ultimo atto fu una partita a Barcellona il 27 aprile del 1997, alla quale partecipò anche Vialli, che intanto si era trasferito al Chelsea e che nelle interviste confermava che mai e poi mai sarebbe tornato a giocare in Italia perché Londra e la Premier League erano un altro mondo. Luca e Diego parteciparono a quell’evento che era stato organizzato per raccogliere fondi da destinare a Marc Bosman, che con i suoi esposti era riuscito a far valere il principio della libera circolazione dei calciatori europei. Bosman, dopo le spese per i legali, si era ridotto quasi in povertà e i big del calcio scesero in campo per lui. Fonte: Il Mattino

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