La missione la conoscono tutti in città, anche se nessuno vuole parlarne per scaramanzia. Ma quello che ha costruito Luciano Spalletti quest’anno è un Napoli troppo bello per aver paura di pensare in grande. Il dato di miglior attacco del campionato (37 reti, media di 2,47 a partita) è solo un numero rispetto alla bellezza totale del collettivo azzurro: un’orchestra che ripete sempre la stessa meravigliosa sinfonia e che in Serie A ha già mandato in gol tredici giocatori diversi. Ed è questa una delle chiavi della crescita degli azzurri: nella scorsa stagione, perso Osimhen, il Napoli si inceppò. Quest’anno, invece, nel mese in cui è mancato il centravanti nigeriano, il Napoli ha addirittura accelerato: quattro vittorie su quattro, dieci reti segnate e successo a San Siro contro il Milan firmato da un guizzo di Simeone, il nuovo vice Victor. Tradotto: Osimhen sarà anche la stella offensiva, ma esiste una squadra dietro e ci sono tanti uomini capaci di non far pesare la sua assenza. Come Simeone o Raspadori, per esempio. O come Khvicha Kvaratskhelia, l’altra stella luminosa che sta incendiando la passione azzurra e alimentando il grande sogno. Pensare che all’ultima curva prima della pausa, Spalletti aveva perso anche i dribbling e le falcate del funambolo georgiano a causa di una lombalgia, ma il cammino del suo Napoli non ha accusato il contraccolpo, trovando pure i gol e le prestazioni di Elmas, il vice Kvara designato contro Atalanta e Udinese. Fonte: Gazzetta