Mazzola a Juliano: “Auguri Totonno, avevi ragione su quel rigore. Per Inter-Napoli ecco chi potrebbe essere decisivo”
L'ex dell'Inter parla anche del big-match del 4 Gennaio ai microfoni de il Mattino
Tanti anni fa Inter-Napoli era Mazzola contro Juliano. «Totonno auguri dal tuo amico Sandro e benvenuto nel club degli 80».
Anche il baffo interista deve combattere gli inevitabili acciacchi ma certi ricordi non vanno mai via. Mentre il mitico capitano azzurro ufficialmente domani compie 80 anni (in realtà nacque il 26 dicembre del 1942 ma fu registrato all’anagrafe l’1 gennaio 43 per fargli guadagnare un anno). «Mi sento pronto, prontissimo, cosa darei per giocare un quarto d’ora contro il Napoli… sfide indimenticabili con un fascino irripetibile».
Qualche volta c’era anche lo scudetto di mezzo. «Sì, stiamo parlando di mezzo secolo fa, fine anni sessanta e inizio settanta. Milano era la capitale del calcio e il Napoli aveva uno squadrone, finiva secondo o terzo».
Poteva farcela nel 71: ricorda l’episodio con Gonella? «Certo, Totonno me l’ha rinfacciato molte volte. San Siro, fine primo tempo: il Napoli è avanti uno a zero con merito ma alcune decisioni arbitrali non ci convinsero. Non potevo entrare nello spogliatoio dell’arbitro ma lo feci, nella ripresa l’Inter capovolse il risultato con doppietta di Boninsegna e un rigore un po’ generoso».
Una sorta di condizionamento? «Conoscevo Gonella, giocavamo in casa e mi sentii quasi autorizzato ad entrare nel suo stanzino. Mi lamentai semplicemente ma forse potevo risparmiarmi quel gesto. Non so fino a che punto quella sconfitta costò lo scudetto al Napoli, mancavano ancora sette giornate alla fine e se ricordo bene gli azzurri terminarono il campionato sei o sette punti dietro di noi».
Storie di bandiere, di fedelissimi. Per dirla con una frase scontata: era un altro calcio. «Che tristezza. È il mondo che va in questa direzione. Non so chi ha provocato tutto ciò ma ci siamo arrivati. E il calcio non poteva sottrarsi a una legge dura da accettare, non soltanto per quelli della mia generazione. Chi ci avviava al calcio educava noi ragazzi secondo principi diversi, che erano appunto quelli dell’orgoglio e dell’appartenenza alla maglia. A Napoli l’ultimo è stato Insigne: un tipico esempio del forte legame che si stabilisce tra il calciatore e la squadra della propria città».
Dopo il prossimo Inter-Napoli mancherà più di mezzo campionato: presto per parlare di tricolore? «Forse, se lo facciamo però già a dicembre è perché il Napoli ha messo da parte un vantaggio niente male».
Chi è favorito? «Secondo me gli azzurri ma con i pronostici non ci azzecco quasi mai: di solito accade il contrario di quello che dico».
L’uomo chiave del big-match? «Attenti a Kvara, mi piace tantissimo, fa tutto con grande semplicità. Prima stravedevo per Insigne, devo ammettere che il georgiano ha stupìto, quello che mi colpisce di lui è che può cambiare le partite in qualsiasi momento».
Inzaghi all’ultima spiaggia contro il Napoli? «Dovesse andare male contro Spalletti, se fossi l’allenatore dell’Inter mi concentrerei sulla Champions».
Tratto sa Il Mattino