Kvara a Dazn: «I dribbling non si imparano in tv. Possono studiarmi e analizzarmi ma non gli basterà per frenarmi»
Il georgiano a Dazn parla degli avversari e non teme che lo possano fermare
Eppure sembrava sfrontato ma timido, con quel filo di pudore – pareva rispetto – a ogni allungo: ma invece, sarà stata l’aria, la capacità d’assorbire forme e movenze da scugnizzo, oppure no, forse è tutta colpa di una serie di tackle rovinosi, a Khvicha Kvaratskhelia hanno sfiorato il nervo scoperto e il bravo ragazzo, pur rimanendo se stesso, ha dato una spallata ai luoghi comuni. «Tutto ciò che studieranno e analizzeranno di me, non gli potrà mai essere utile». Per la serie, adesso vi sistemo io, però evitando di trasformarsi in un bad boy ma semplicemente esibendo l’altra faccia di sé, l’Harry Potter del calcio 3.0 ha abbandonato la propria comfort zone, dev’essersi pure un po’ stufato di mostrare l’altra guancia, ed ha scelto la provocazione (simpatica) tout court attraverso Dazn: Inter-Napoli si avvicina, ormai è semplicemente a qualche tappo di champagne, vale quindi la pena tuffarsi nel futuro dando dimostrazione del proprio carattere, del piglio scanzonato, autorevole, quasi sfacciato, che sussurrando ai microfoni di Dazn espone il talento e lo mette in mostra: «I dribbling non si imparano guardando i video, né in allenamento». C’è un alieno che si sta aggirando nel campionato italiano e che in Georgia è stato eletto ancora giocatore dell’anno, per la terza volta consecutiva. Qui da noi s’è presentato come mamma l’ha fatto – una finta, una veronica, un tunnel, una diavoleria per strappare l’ohhh della gente e persino quella della sua anima – e adesso che sono trascorsi quattro mesi, quasi cinque, dall’irruzione, dimenticate tutto ciò che vi siete gustati e mettetevi comodi, perché sta per arrivare altro, un’edizione probabilmente inedita o semplicemente riveduta e corretta di quel genietto spaziale. «Lavoro molto su me stesso, cerco e provo sempre nuove giocate e soluzioni per diventare ancora più imprevedibile». E’ stato tutto così bello, nelle quindici giornate di campionato e sei di Champions, da costringere chiunque a starsene con il naso all’insù a guardar le stelle: poi, improvvisamente, a Liverpool, una botta in un fianco e una in quell’altro, tutto da sommare a quanto preso in precedenza, e si è spenta la luce, si sono allungate le ombre, s’è avanzato un sospetto – nelle amichevoli – che Kvara si fosse momentaneamente smarrito.
LO SHOW. Per cominciare, e disorientare, Kvaratskhelia non s’è fermato al contorno, e sul tavolo vuoto di indizi ha apparecchiato l’enormità del suo talento in dosi massicce: sei reti in campionato, due in Champions e poi, complessivamente, anche dieci assist, tutto quello che potesse servirgli per allontanare l’ombra di Insigne – mica un predecessore qualsiasi – e sistemarci immediatamente le proprie virtù. Ma nel calcio, si sa, ogni «tiraggiro» rischia di evaporare alla prima volée imperfetta e Kvara, consapevole delle malsane abitudini di creare nuovi miti per abbatterli con il pregiudizio, è andato sul sicuro: con il Verona, alla prima, gol di testa (pure così) e poi assist; doppietta con il Monza, per presentarsi ai suoi «amici» del «Maradona»; rasoiata sanguinosa alla Lazio, all’Olimpico; dimostrazione in scioltezza contro il Torino e il Sassuolo. Dieci milioni di euro per strappare al calcio intero tutto questa creatività, spruzzata poi in Champions League – contro il Liverpool o alla Crujiff Arena – e rimasta per un po’ in infermeria, quando i colpi proibiti hanno spazzato via un pizzico d’allegria. Ma Kvara, intanto, deve avere imparato altro e adesso procede con disprezzo del pericolo. «Tutto ciò che studieranno e analizzeranno di me non gli potrà mai essere utile». La paura è una sconosciuta.
Fonte; CdS