Sinisa/Napoli, il sogno mai realizzato

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«Se ne va troppo presto un grande uomo. Un allenatore che in passato avevo pensato di portare a Napoli». Quello che poteva essere e non è stato nelle parole di addio di Aurelio De Laurentiis. Che a Sinisa Mihajlovic aveva pensato seriamente, molto seriamente, per sostituire Rafa Benitez. Un tweet sentito quello del presidente del Napoli che lo ricorda come «una persona di grande spessore umano. Un lottatore che ha sfidato la malattia con il coraggio di un leone. La mia personale vicinanza a tutta la sua famiglia. Ciao Sinisa».

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Una storia, quella tra i due, ormai nota. Era primavera del 2015. C’erano stati degli incontri alla sede della Filmauro a Roma. Mihajlovic arrivò con la sua Samp all’allora San Paolo. La notizia era già filtrata. Sinisa sembrava già il nuovo allenatore del Napoli in pectore. Almeno a giudicare dalle centinaia di flash che lo immortalarono in mille pose. «Le attenzioni dei fotografi all’inizio del match? Beh, forse hanno visto un ragazzo carino…», si schernì. Ma ci credeva. Aveva anche già trovato un posto dove vivere. Nella pancia dello stadio si intrattenne qualche minuto agli occhi di tutti, quasi ad assaporare la trovata napoletanità. E dal muretto che dà sulla discesa del Maradona erano piazzati decine di tifosi. Giù applausi. «Sinisa, vieni a Napoli?». E la risposta da vecchio brontolone: «Vediamo vediamo…Qui avete sempre tutti così fretta?».
Non se ne fece niente. Il patron azzurro sentì anche Emery e Montella. Poi ci fu un nuovo abboccamento. Che finì lì, le strade si divisero. Per Mihajlovic Napoli continuò a essere un luogo dell’anima. «Con i napoletani e con Napoli non c’entro un c... – ha detto recentemente – ma li sento molto simili ai serbi. Ho una passione speciale per loro. Li sento vicini, affini. Ecco, forse noi siamo forse un po’ più duri… ma abbiamo la stessa attenzione ai rapporti, coltiviamo il senso dell’amicizia».
Ma il Vesuvio non fu mai casa sua. Eppure De Laurentiis ne era rimasto colpito. «Mi piaceva molto, ero attratto dal suo temperamento, dalla sua grinta, dal suo modo di muoversi in panchina», rivelò il presidente qualche mese dopo. «Mi sembrava molto legato ai suoi uomini e ai suoi moduli. Mi presi qualche giorno prima di decidere, perché dovevo capire se era l’uomo giusto».
La storia arrivati al dunque si fa un po’ più fumosa, con versioni contrastanti sul perché quel matrimonio non si fece. Ma a questo punto non è più importante. Fatto sta che nei puzzle delle panchine a Napoli arrivò Sarri, per il suo triennio magico, che Berlusconi scartò perché troppo comunista. Scegliendo invece proprio Sinisa.
Così come Mihajlovic aveva scelto il Napoli per il suo calcio, come confidò in una delle sue ultime interviste al Corriere dello Sport confidò: «Spero che alla fine lo scudetto non lo vinca l’Inter ma il Napoli. All’Inter sono stato giocatore e vice allenatore, è la mia seconda famiglia ma dico il Napoli per la gente».

Cristiano Tarsia. Fonte: Il Mattino

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