Abodi: «Da bambino tifavo per gli azzurri». Poi parla di Juve e D’Onofrio
Andrea Abodi, ministro dello Sport e grande tifoso della Lazio, ha cantato l’inno ufficiale dei biancocelesti a Un Giorno da Pecora su Rai Radio1. Ma ha rivelato un’altra infantile passione. «Da bambino ero tifoso del Napoli perché andavo in vacanza dove si teneva il ritiro della squadra partenopea. E poi dal celeste sono passato al biancoceleste». Abodi aveva frequentato l’ambiente del Napoli anche alla fine degli anni 90, quando era manager di Media Partners e aveva rapporti di lavoro con Luca Ferlaino, figlio del patron azzurro e allora responsabile dell’area marketing del club. Pochi anni fa, dopo aver chiuso l’esperienza da presidente della Lega serie B, un contatto con De Laurentiis e un’ipotesi per un prestigioso incarico dirigenziale.
Nell’intervento a Un Giorno da Pecora Abodi ha affrontato delicati temi. Sulla vicenda giudiziaria della Juve ha detto: «Se rischia la serie B? La Procura della Repubblica e quella federale sono i soggetti qualificati per esprimere questi giudizi, io devo stare a lato. Non sono preoccupato, tutto deve essere portato all’evidenza: ci deve essere maggiore trasparenza e ci deve essere un po’ più di ricerca della reputazione e della credibilità». Sul caso Portanova, il calciatore del Genoa che è stato condannato a 6 anni in primo grado per stupro di gruppo, ha osservato: «Il primo pensiero va alla persona che è stata offesa. C’è stata una condanna, dove non arriva l’aspetto formale, almeno l’opportunità: io avrei evitato di convocarlo. Mi sorprende che un club che ha una proprietà internazionale e che ha una cultura da club con la storia più lunga nel calcio italiano non abbia avvertito l’esigenza di fermare questa persona». E infine il commento sulla vicenda del presidente dell’Aia Trentalange dopo l’arresto del procuratore arbitrale D’Onofrio: «Se deve dimettersi? Lo valuteranno lui e il consiglio federale. A volte si è colpevoli per avere commesso il fatto ma a volte anche per non avere compreso il fatto».
Fonte: Il Mattino