Un abbraccio cominciato al mattino e terminato a sera con una fiaccolata sotto la pioggia proprio davanti alla Curva B che per sette anni ha gridato il suo nome scoppiando di gioia. Napoli – ma non solo i napoletani – ha ricordato Diego Armando Maradona nel giorno del secondo anniversario della sua definitiva salita al Cielo come si fa con un amico, un fratello, ma anche con un re. Il cielo sopra Napoli di ieri mattina ben rendeva l’idea dei sentimenti che la città prova in queste ore ricordando il suo condottiero: qualche raggio di sole che penetra le nuvole in una giornata prevalentemente uggiosa, fino ad arrivare al temporale a sera. Dentro quel cielo c’è la gioia dei ricordi, la malinconia dell’addio, ma pure la rabbia per il modo che ha portato Diego a lasciare la sua vita terrena. Lo spiega bene Corrado Ferlaino. «Il dolore che ho provato il giorno della sua morte – ha raccontato il presidente che portò Diego a Napoli e che ieri mattina ha omaggiato il suo pibe con fiori dei colori dell’Argentina poggiati alla base dell’altarino che sorge ai piedi del murale ai Quartieri Spagnoli – è inenarrabile. Avevo la sensazione che lì in Argentina chi gli era vicino lo avesse abbandonato, poteva salvarsi, forse potevamo salvarlo»
Fonte: Il Mattino
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