E’ vero che non possono farsi confronti tra epoche calcisticamente molto diverse, come quella del primo scudetto del Napoli e quella che oggi sta vivendo la squadra, che dopo 15 partite si trova al comando della classifica con un vantaggio di 8 punti sul Milan campione uscente. Ma un punto di contatto c’è: anche quella dell’87 era una squadra in cui vi erano pochi giocatori che avevano conquistato un titolo, anzi ce n’era uno solo.Si trattava del portiere Claudio Garella, che era sbarcato a Napoli poche settimane dopo aver conquistato lo scudetto col Verona, proprio la squadra contro cui aveva esordito Maradona in serie A. Non ce n’erano altri. Ottavio Bianchi – anch’egli al primo titolo nell’87 – riuscì a creare un gruppo di grande qualità, molto unito e stimolato dall’obiettivo storico. Certo, c’era il leader assoluto, però quello che davvero contò – e lo sottolineò anche Diego – fu la sintonia che regnava in campo e nello spogliatoio. Ed è questa la chiave che potrebbe essere vincente nei prossimi mesi.
La voglia della “prima volta” può sopperire a una mancanza di esperienza in fatto di successi, quella che secondo Arrigo Sacchi rischia di risultare determinante nella volata finale per lo scudetto. Altre volte il Napoli si è fatto assalire dall’ansia e non è riuscito a gestire un momento positivo, però stavolta potrebbe essere diverso.
Spalletti ha vinto due titoli ma in Russia, seduto sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo. Nella sua squadra ci sono sette giocatori che hanno vinto 13 titoli e nessuno in Italia. Sirigu è stato nel Psg quattro volte campione di Francia. Due primi posti per Kim in Corea del Sud (Jeonbuk Hyundai), Lozano (uno in Messico col Pachuca e uno in Olanda col Psv) e Rrahmani in Croazia (Dinamo Zagabria). Un titolo per Juan Jesus in Brasile (Internacional), Olivera in Uruguay (Nacional) e Lobotka in Slovacchia (Trencin). F. de Luca Fonte: mattino.it