Giuntoli, ecco come nasce un capolavoro. La svolta per la riduzione del tetto-ingaggi

Il d.s. del Napoli parla di come nasce la squadra in formato 3.0

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Giuntoli, come nasce un capolavoro? «Con l’impegno, credo anche con la competenza, con il coraggio di una proprietà che nei suoi diciotto anni ha dato dimostrazione di sé».

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Non le piace parlare di miracolo. «Saprebbe d’intervento divino o, se vogliamo restare tra gli umani, anche di improvvisazione. Qui invece, e lo dico senza volerci dare un tono, c’è un progetto che è stato sviluppato».

E che parte da lontano: il Covid vi ha costretto a incidere.
«Ci ha imposto di cambiare, perché il monte ingaggi ormai era insostenibile, dinnanzi a una situazione che aveva ridimensionato e quasi azzerato ogni risorsa economica».

Dinnanzi allo specchio del tempo, e dando un’occhiata al riflesso sprigionato appena novantadue giorni fa, c’è qualcosa d’epocale ch’è accaduto: e non sono soltanto gli otto punti di vantaggio sul Milan, i dieci sulla Juventus, gli undici sull’Inter e sulla Lazio, a riconoscere al Napoli la sua statura, un’immensità tecnico e tattica che va al di là delle più fantasiose previsioni. Dal 15 agosto, nell’istante in cui a Verona misero la palla al centro dei pensieri, c’è stato un campionato fosforescente e una Champions abbagliante, una rivoluzione persino culturale che ha strappato via le abitudini o le tendenze di un universo a volte pigro, altre legato a cliché impolverati. Il Napoli è una boccata d’aria nuova che Spalletti lascia respirare attraverso quel football assai fantasy, ricco di sé e del proprio vissuto; e dietro c’è un’Idea ribelle di rimettersi al Mondo a modo proprio, ignorando le mode e il pensiero omologato, svestendosi persino brutalmente per sfilare via leggero nello stile liberty che De Laurentiis e Giuntoli hanno cavalcato senza paura e quasi fossero degli alieni: è il Napoli 3.0, un ponte lanciato nel futuro da attraversare lasciandosi raccontare quale sia il segreto.

E due anni senza Champions diventarono una zavorra. «Nonostante il virus, De Laurentiis ha investito per arrivare ad Osimhen e, solo sei mesi prima, aveva concesso il via libera per una campagna acquisti invernali che poi è stata rivalutata dal campo. Ma chi sta nel calcio sa che possono esserci vuoti d’aria. Abbiamo anche vissuto un dramma universale, con il Covid, campionati bloccati, isolamento, prestazioni alterate. Ma a quel punto, dovemmo decidere»

Lo avete fatto con un po’ di ritardo. «I tempi del mercato non li dettiamo noi, bisognava che si creassero le condizioni. E comunque che si ragionasse in profondità senza condizionamenti umorali. Le cose succedono. E il Napoli aveva ormai preso atto di dover aprire un ciclo nuovo».

Alcuni rimasero, altri rinnovarono. « Poi nell’estate del 2021, con all’orizzonte una serie di scadenze contrattuali e con la possibilità che calciatori importanti potessero trovare collocazione adeguata, venne articolata la prima short list. È lì che fondamentalmente si avvia a pensare a questo Napoli» .

Fonte: CdS

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