Rudy Chernicof e l’amicizia con Maradona: “Napoli è la sua città, peccato non fosse qui nel momento più difficile”
Il racconto dell'amicizia con Maradona del comico di origine ucraina e argentina
Un argentino che canta in napoletano la Mano De Dios. «E tutta a gente alluccò Marado’ Marado’…». La voce è quella del comico Rudy Chernicof, ospite di Casa Guarattelle in vico Pazzariello 15/A a Napoli venerdì 11 e sabato 12 con lo spettacolo L’umorismo della terra del Papa. Il popolarissimo brano in onore del Diez concluderà questo particolare show in cui l’artista presenta un menu di barzellette che possono essere ordinate dal pubblico, dal sesso alla politica. E parlerà del suo speciale rapporto con Maradona, che ha sentito ancora più vicino da quando è a Napoli. «Aveva ragione Diego quando mi diceva che era questa la sua prima città, non Buenos Aires. Da sempre sognavo di venire qui, nella terra di Maradona. Sì, la sua terra, perché qui vi è davvero un amore incondizionato e profondo mentre in Argentina c’era una spaccatura: la metà del popolo adorava Maradona, l’altra ne aveva sempre contestato l’ideologia, la politica e la vita, ovviamente non la bravura calcistica».
«LA VERA CASA DI DIEGO»
Nel menu di Chernicof, padre argentino e madre ucraina, non ci sono barzellette su Diego. Ma ci saranno i suoi spunti ironici. Racconta Rudy: «Mi hanno colpito alcune sue dichiarazioni negli anni e le ricorderò. Mi dicono che sono un eroe. Non è vero: l’eroe è chi vive con 500 dollari al mese. E poi: Meglio essere orfano che un dirigente della Fifa. Sembravano battute, invece dietro a quelle parole c’erano le riflessioni di un uomo che ha avuto una grande sfortuna: non essere a Napoli nel momento più difficile della sua vita». Attraversando le strade della città e ascoltando i racconti dei tifosi, l’artista argentino si è fatto un’idea chiara. «Maradona non sarebbe morto in quel modo se si fosse trovato qui anziché in Argentina, dove gli affari avevano preso il sopravvento sugli affetti mentre a Napoli avrebbe trovato soltanto amore, nessuna pressione affaristica. Un amore sincero che dura a distanza di tempo e dopo la sua tragica fine». E che, quasi per magia, si salda con quello per il nuovo Napoli che comanda in campionato. «C’è lo stesso entusiasmo degli anni d’oro. Che onore è vedere un argentino in questa squadra, il figlio di Simeone, avversario di mio figlio nelle partite tra Argentinos Juniors e Velez Sarsfield, prima che il Cholo si trasferisse al Pisa».
«QUEL GIORNO A TRIGORIA»
Javier Chernicof, musicista, vive adesso in Germania. Aveva giocato nelle giovanili dell’Argentinos Juniors con Hugo Maradona, morto undici mesi fa. «E durante quelle partite di ragazzini era nata l’amicizia con Diego e la sua famiglia. Lui aveva continuato a seguire i miei lavori teatrali, poi ci eravamo rivisti a Trigoria, il centro sportivo della Roma che ospitò l’Argentina durante i Mondiali del 90. Feci uno spettacolo per la Seleccion quindici giorni prima che cominciasse la Coppa, finita amaramente per la nostra nazionale. Il momento più esaltante fu quello di Napoli, della semifinale vinta contro l’Italia: la gente mostrò grande rispetto verso l’Argentina, ecco perché Maradona mi diceva che qui si sentiva davvero a casa sua. Non so se a Napoli viene prima San Gennaro o Diego… Ne avrei voluto parlare con Papa Francesco quando l’ho incontrato al Vaticano». Nel week-end l’appuntamento con lo spettacolo L’umorismo della terra del Papa (biglietti a 10 e 5 euro, prenotazioni al 3406015658) in una casa del centro storico perché Diego era ed è della gente. «Ha dato a tanti un prezioso insegnamento, perfino a Paolo Sorrentino, che lo inserì tra i personaggi a cui dedicò il Premio Oscar. Perché Maradona giocava per ognuno di noi, non per l’intero pubblico: a me come a te trasmetteva qualcosa di speciale, proprio come sa fare il bravissimo regista napoletano», spiega Rudy.
Fonte: Il Mattino