Spalletti, il suo merito più importante? La “trasformazione”
Per questo Napoli di Spalletti ormai gli aggettivi si sprecano, capolista in campionato e primo nel girone di Champions League. Ma grande merito è di Luciano Spalletti, come sottolinea oggi il Corriere dello Sport, in un aspetto particolare. A vederlo giocare in questo periodo (un lungo periodo cominciato a inizio stagione) sembra che il lavoro di Spalletti sia stato una passeggiata. Al Napoli basta aprire il gas e dà spettacolo. In realtà, il vero merito del tecnico di Certaldo è stato quello di trasformare l’enorme (e per certi veri inattesa, in questa misura) qualità individuale in qualità collettiva. E’ accaduto grazie anche a una serie di giocatori fantastici di cui dispone, campioni capaci di mettersi a disposizione della squadra. Oggi il Napoli è attacco rapido e tecnico e difesa solida e robusta. Il suo gioco nasce da quella mente illuminata (da Spalletti…) di Lobotka, un tipo di regista tattico e tecnico allo stesso tempo: lo slovacco, molto spesso marcato a uomo, esce dal controllo dell’avversario e apre e dilata la manovra napoletana appoggiandosi sia ai due interni che agli esterni. Il repertorio di classe assoluta di cui è in possesso Kvaratskhelia consente a Lobot ka e ai suoi colleghi di reparto di pescarlo sulla fascia ma anche all’interno. Sui corridoi laterali attaccano i terzini meglio inseriti nel contesto di tutto il campionato, Di Lorenzo a destra e Mario Rui (diventato in questa stagione uno dei migliori esterni d’Europa) a sinistra. Vanno dentro senza palla sia Zielinski che Anguissa e questo inserimento a fari spenti garantisce sempre una massiccia presenza di napoletani in area avversaria. Trenta gol in 12 partite di campionato, più 20 in 5 di Champions sono l’esatta misura della forza offensiva di una squadra che dispone di tre centravanti, il meno costoso dei quali (il Cholito) ha segnato 4 reti in 4 presenze in Champions. L’ultima dimostrazione col Sassuolo, un’altra perla di calcio spettacolo, Osimhen ha impreziosito la partita con una tripletta (saltando la Champions era bello riposato), ma lo spettacolo è stato di tutti. Il Napoli può segnare in decine di modi differenti: attaccando la profondità con Osimhen, con i cross alti per i colpi di testa del medesimo, con i cross bassi per lo spunto di Raspadori, con la rabbia di Simeone, con il guizzo di Lozano, col tiro a giro di Politano, con la tecnica di Zielinski, su palla da fermo (Ostigard l’ultimo esempio). Una poderosa macchina da gol che fa spettacolo. La grande bellezza è sua.