Khvicha Kvaratskhelia, georgiano e già per questo, per le sue origini, giocatore particolare per le scene occidentali. Con tutta l’immaginazione possibile, non troviamo un giocatore che si possa accostare al napoletano per quanto e per quello che ha fatto vedere finora. Per la sorpresa forse sì, Momo Salah. Quando arrivò a Firenze come scarto del Chelsea nessuno avrebbe immaginato. Guarda caso anche l’egiziano è passato nelle mani di Spalletti nell’anno di Roma. Proviamo a pensare alle ali del passato, allora: Best, Meroni, Bruno Conti, Causio, Claudio Sala, fino a Pierino Fanna, Roberto Donadoni, l’ala eversiva del Milan di Sacchi. Mettiamoci anche Robben e Ribery, Giggs, Figo, per non arrivare a Garrincha. Il gioco si può fare, ma in tutta franchezza Kvaratskhelia sembra proprio un giocatore a sé.
Ci siamo divertiti qualche giorno fa a metterlo a confronto con Leao, ma anche quello è stato un gioco. Leao più di lui ha il secondo scatto nella progressione, il cambio della marcia quando la marcia è già altissima, Kvara più di Leao ha il repertorio. Che è quello di un’ala, di un trequartista, di un fantasista, di un attaccante inteso come cannoniere. Tradotto in campo: può scattare, fare l’assist, inventare, creare, concludere. E quando serve, è capace di dare una mano a Mario Rui nella fase difensiva, un tipo di lavoro che Leao spesso disdegna. È mostruosa la sua esplosione, così immediata da non credere a quanto mostra in campo dal primo all’ultimo minuto. Colpisce un altro aspetto di Kvaratskhelia: la resistenza. L’unica volta che è andato per riposare un po’ è capitato contro il Lecce (1-1) nell’unica mediocre esibizione del Napoli in questa stagione. Kvara for ever.
Fonte: CdS