Su questa giostra, ci stanno praticamente tutti e Matteo Politano, che nella sua vita dovrebbe fare soprattutto altro – gli assist, le sgommate, semmai anche sfogliare l’album delle idee – per non farsi mancare niente ed avvicinare se stesso (primato personale 11 reti, prima a Sassuolo e poi a Napoli) è già atterrato a quattro, uno squillo – semmai dal dischetto – ogni 154′, come un bomber in più che ci mette del suo e che procede al ritmo della banda, che suona il rock.
Il Napoli è una multinazionale del gol, un brand moderno e anzi futuristico che Luciano Spalletti ha lanciato sul mercato già l’anno scorso e che stavolta ha persino abbellito, lasciando che la rivoluzione estiva divenisse un dettaglio esistenziale, qualcosa da accantonare ai margini della propria memoria: con il Bologna, l’hanno decisa Osimhen e Lozano, mandati in campo nell’intervallo per dare una svolta tecnico-atletica alla sfida; a Cremona c’erano riusciti Simeone-Lozano-Olivera; a San Siro al C holito furono sufficienti una ventina di minuti, lui che con il Liverpool s’era fatto bastare qualche giro di lancette : chi sta fuori, aspetta semplicemente il proprio momento, e in undic i, nel momento in cui sono stati spediti in campo, hanno provveduto ad apparecchiare la festicciola. Fonet: CdS