È un Napoli da dieci, senza discussioni. Numeri mostruosi. Con uno stadio tornato a ruggire.
Spalletti, come è andata? «Era fondamentale invertire l’inerzia che stava per prendere la partita. Abbiamo sempre ripigiato la palla in area di rigore. Queste partite sono importantissime da portare a casa, perché c’è sempre il rischio che la squadra si faccia coinvolgere da cose normali. Invece ho visto una bellissima partita, con tante occasioni sbagliate. Bellissimo vedere che dopo un errore, tornavano a caccia del pallone. Vederli andare a caccia del pallone subito dopo averlo preso mi fanno pensare che è bellissimo essere il loro allenatore».
Ha visto la festa sotto la curva? «Spero siano andati pure da quelli di mezzo, negli altri settori, perché tutto lo stadio è favoloso».
La vittoria dei cambi, questo è il gol numero 12 dalla panchina? «I titolari del secondo tempo hanno invertito i titolari del primo. È più importante cominciare nella ripresa se sei poi così devastante. Come ha fatto Osimhen. Questo fatto di non giocare dall’inizio cambia poco se poi sei quello determinante e ribalti la partita. Così diventi anche più importante che fare 90 minuti traccheggiando. In questo momento qui, i titolari del secondo tempo fanno la differenza. Non c’è la riserva. C’è una rosa che consente di fare tanti cambi, Raspadori ha fatto una grande gara ma con Osimhen attaccavo meglio la profondità».
Ha delle sensazioni speciali quest’anno? «Sono buone. Giochiamo un grande calcio, vogliamo andare a tentare di migliorare sempre nello sviluppo delle nostre azioni: ognuno cerca di dare il massimo per dare una mano al compagno».
Che prova ha fatto Zielinski? «Ha capito che il suo livello di calcio dell’anno scorso non era il suo. Avevamo dei totem un anno fa che non avevano mai paura, erano loro a prendersi certi compiti. Avendo quest’anno calciatori più giovani, Zielinski ha capito che certe responsabilità toccano a lui».
Da parte sua c’è stata una grande reazione emotiva? «Vero. Potevamo accordarci alle cose che stavano succedendo, era un rischio. Stiamo imparando a valutare quali sono le nostre capacità. E capiamo che lo dobbiamo fare per tutta la partita. E appena lo dimentichiamo, ce lo ricordano i nostri tifosi. Perché sanno quale è il calcio che porta al risultato. Ci hanno dato nuova forza e nuovo fiato. Era una gara difficilissima come è stata quella con lo Spezia. È una grandissima vittoria, fatta da squadra tosta facendo tantissimi tiri. Con il Bologna è stata una grandissima vittoria contro una squadra forte».
Vincere partite come questa fa la differenza della passata stagione? «Ne abbiamo vinte tante anche l’anno scorso. Poi non è facile… bisogna vedere anche quello che fanno le altre. Sono cose che fanno parte dello scorrimento del campionato, quello che dà più forza è la continuità dell’atteggiamento, al di là dell’episodio. Se c’è ritmo, livello qualitativo di calcio, mentalità, è una finestra aperta sul futuro».
Nel finale qualche errore di troppo? «Lozano è entrato benissimo, ha fatto subito gol poi ha avuto due o tre palle che ha tirato da venti metri quando poteva avvicinarsi. Ha fatto degli errori di valutazione, dal punto di vista dell’analisi è poco maturo quello che ha fatto ma dal punto di vista della volontà vuol dire che c’era voglia di far gol».
Qualche gol di troppo preso. Come mai? «Ci sono voluti due mesi di partite intensissime per vedere la prima leggerezza di Meret. Lui è un grandissimo portiere. Ha fatto un erroretto, dopo le partite fatte bene».
Ora c’è la Roma? «Dopo le tensioni anche emotive, va bene giocarla tra sette giorni. Anche lo stadio ti carica emotivamente, perché fa sentire la pressione addosso. Ed è un bene».
Come giudica Ndombele? «Ha fatto le cose che fa Anguissa, per un’ora ha giocato ad alto livello. E va bene anche giocare per questo tempo, senza stare sempre a parlare del titolare e della riserva».