L. Spalletti: “Il Bologna? Ogni gara è un viaggio verso l’ignoto. Lo stadio pieno era l’obiettivo estivo”
Il tecnico del Napoli ha come obiettivo pensare ad un match alla volta
Rosa lunga e di qualità: il tecnico elargisce complimenti
Jack e Simeone segreto di felicità
Spalletti: «Il Napoli è eccitante ma senza loro due sarebbe stata dura ottenere tanti successi»
«Possiamo fare ancora meglio: alcune cose sono ancora sbagliate»
«Sognavamo di ritrovarci in uno stadio pieno ed è successo»
Ecco Spalletti in conferenza stampa:
E se il calcio fosse un’espressione aritmetica, cosa ne verrebbe fuori aggiungendo a Raspadori e Politano e Kvara, anche Osimhen, Lozano e Simeone? E se poi invece si restare nell’immaginifico, dopo la Grande Bellezza e la Rivoluzione tout court, ci sarebbe pure spazio per quel football «sexy» che sembra si possa scorgere nelle fattezze d’una squadra ritenuta «eccitante»? E perché il Napoli continui a fare il Napoli, in questo dimensione assai favolistica, mentre una città resta lì incantata, converrà starsene buona, aggrappata a se stessa, anestetizzando – per quel che si può – l’euforia e standosene accovacciata dentro il codice-Spalletti: «Non so dove possiamo arrivare, neanche me lo chiedo. Io penso che si debba procedere di partita in partita, vincere questa, assai difficile con il Bologna, e poi guardare a quella successiva».
Il carpe diem mette il tridente al di qua di qualsiasi interpretazioni, concede ai numeri – e alle statistiche – di lasciare alla proprie spalle un rumore vuoto e spinge il Napoli a inseguire la sua «decima» attraverso quel profilo basso che un allenatore vuole conservare, perché di iperboli (pure dialettiche) non si può riempire l’orizzonte. «Ogni gara è un viaggio verso l’ignoto, c’è da ripartire da sfida a sfida, perché è così che va. Il Napoli di questo periodo è eccitante, si può dire, dà gioia alla propria gente, ed è quello che vogliamo. È stato sempre il nostro obiettivo creare felicità».
E per evitare che l’incantesimo si sgretoli, al suo Napoli Spalletti sa già cosa chiedere: andare oltre, spingersi in quel limbo che pare surreale, accontentarsi mai, per continuare a sentirsi dire che così sembra si giochi solo in Paradiso. «Possiamo migliorare e anzi dobbiamo farlo, se pensassimo di aver raggiunto il top della condizione saremmo fuori strada e lasceremmo che l’euforia ci travolga. Invece, alcune cose le sbagliamo ancora. Però siamo soddisfatti di ciò che stiamo realizzando, i grandi risultati sono lì a testimoniarlo, ma in campionato restiamo tutti ammassati in pochi punti».
C’è folla ovunque, anche in quell’organico offensivo che adesso pone l’allenatore dinnanzi all’imbarazzo delle scelte: Juan Jesus pare il socio di Kim, per rapidità di corsa, ma Raspadori ha la velocità del pensiero che in questo momento lo sistema un filo davanti a Osimhen: «La gestione è abbastanza facile, è importante avere questi cambi e queste risorse: se non avessimo avuto Simeone e Raspadori, sarebbe stata dura mettere assieme così tante vittorie. Si cerca di fare tutto correttamente, senza troppi calcoli, ho la fortuna di guidare un gruppo sano e pieno di motivazioni, che si applica continuamente per migliorarsi».
Fonte: CdS