Calzona in una nazionale che parla italiano: “Hamsik? Punto di riferimento e rispetto la sua scelta”
Il neo c.t. della Slovacchia ai microfoni del CdS
Quando partì da così lontano, si direbbe dalla periferia del calcio, Francesco Calzona non sospettava di attraversare questo mondo rotolando dal basso verso l’alto: sembrava impossibile spingersi sin lassù, una sfida contro le leggi della fisica, che il 30 agosto l’ha invece condotto a Bratislava. Slovacchia, Italia, ed è stato un gran bel lungo viaggio, una passeggiata salutare che l’ha trascinato sulla panchina d’una n azionale che ora sa di suo, di sudore e di umiltà, di sacrificio e di fatica. Francesco Calzona ha 54 anni, 14 li ha vissuti come vice di Sarri e Spalletti, l’Italia che osa, e in Slovacchia – oltre a Francesco Bonomi e a Paolo De Matteis, che completano lo staff – ha portato ciò che gli hanno lasciato in eredità i due maestri del suo personalissimo corso per allenatori.
Come è cominciata, Calzona? «Mi chiama Marek Hamsik, con il quale avevo lavorato a Napoli, e mi fa: ti piacerebbe parlare con la Federazione Slovacca? Mi sono preso un paio d’ore e dopo due giorni ero a Bratislava».
E vi siete piaciuti. «Mi sono ritrovato c.t. della Slovacchia, quasi inconsapevole del fascino, del prestigio e dell’importanza del ruolo. Ma a Francoforte, al sorteggio per gli Europei, ho intuito con emozione ciò che sto vivendo: ero tra leggende del calcio, colleghi con una storia impressionante alle spalle».
In una nazionale, la sua, che parla italiano. «Io intanto ho riattaccato con l’inglese, che mi serve. Ma oltre a Bonomi e a De Matteis, ho in squadra, come si sa, Lobotka, Skriniar e Gyomber».
Hamsik avrebbe potuto darle una mano, e non solo come traduttore. «Rispetto la sua scelta, di lasciare la Nazionale, è fondata su principi inattaccabili. Non ho voluto forzare, ma Marek resta il riferimento del Paese, una bandiera senza tempo».
Come si ritrova nel ruolo? «E’ impegnativo, assorbe tanto, richiede energia ed è di responsabilità. Ho trovato un gruppo amareggiato, anche deluso ma deciso a rilanciarsi. Ci sono le condizioni per riuscirci, il girone dell’Europeo non è semplice, considerata la presenza del Portogallo, ma noi vogliamo diventare velocemente una squadra».
Con un regista come Lobotka si può ... «Giocatore e persona straordinaria. Il Napoli, e Giuntoli e Spalletti principalmente, ci hanno creduto anche quando non brillava. Non era semplice aspettarlo, lo hanno fatto perché erano consapevoli delle sue qualità. Ed hanno avuto ragione».
Il suo capitano è Skriniar. «Il gruppo ha spinto affinché la fascia fosse sua, direi giustamente, e ciò vuol dire che ha ascendente sui compagni, gode della loro stima. La carriera parla per lui».
L’ha stupita il «salernitano» Gyomber. «In due gare, non ha giocato neanche un secondo. Ma prima di ripartire e tornare in Italia è venuto, mi ha salutato e mi ha dett o “ grazie mister per avermi portato in n azionale ” ».
Come dite voi allenatori, la stagione è appena cominciata. «Ma il Napoli ti dà gusto enorme, hai voglia di vederlo. E’ spettacolare, affamato , verticale. E’ tante cose. Io sento spesso Luciano, mi confronto, ascolto. E’ bravo perché si adatta agli uomini che ha e poi costruisce il calcio che con loro si può adottare. Non si fossilizza».
Non vanno più di moda né le griglie e né i pronostici, però ... «Non ne farò perché sono rischiosi. Ma Lazio e Napoli meritano di essere seguite, è un piacere per gli occhi. Io quando posso sto davanti al televisore. Sabato sarò a Cagliari, dove ho lavorato per un periodo ed ho conosciuto un ambiente fantastico, e se riesco con le coincidenze dei voli, domenica sera vedrò Napoli-Bologna».
Fonte: CdS