Da Insigne a Raspadori poco o niente cambia in Nazionale: il tiro a giro, la statura, la classe e anche il numero. A Jack è toccato il dieci. E’ toccato a lui e lui ha ricambiato con un gol da cineteca. L’eroe della serata: «È un bel gol, Bonucci mi ha chiamato quella giocata pochi secondi prima. Felice? È stata una grande prestazione, una partita molto offensiva, ci siamo sacrificati per ottenere questo risultato. Avevamo bisogno di battere una grande nazionale, abbiamo dimostrato di voler tornare a essere grandi, giocando con coraggio e qualità», dice Jack Raspadori. Il gol è fantastico e va raccontato. Lancio lungo (trenta metri) di Bonucci per il napoletano, che in serie fa tre capolavori in otto secondi circa: stop volante, piroette per dribblare Walker, altri tre difensori disorientati con la finta a rientrare e tiro a giro dal vertice dell’area. Con palla naturalmente che finisce in rete sul palo opposto. In piedi i cinquantamila dello stadio milanese, in piedi i campioni del mondo ’82 presenti in tribuna, in piedi Mancini che sorride e si aggiusta il ciuffo prima di incrociare lo sguardo del suo vice Evani: Ma che gol ha fatto?. Lui corre, ha già la faccia di uno scugnizzo, lo abbraccia per primo Di Lorenzo, poi Meret vicino alla panchina. Il ghiaccio è rotto, Jack dopo Napoli conquista anche la Nazionale, lo capisce lui stesso al minuto 80: il numero dieci lascia il campo e i cinquantamila gli dedicano la strameritata standing-ovation.
Il Mattino