SIMEONE – I gol li ha sempre fatti, a Verona lo scorso anno ne ha fatti 17. Sta nascendo una specie di staffetta tra lui e Raspadori. «Lui è un bravissimo ragazzo, da quando è arrivato abbiamo un grandissimo rapporto. È una grande persona oltre che un campione. Il mister decide che tipo di calciatore mettere in campo a seconda del tipo di avversario: noi siamo diversi come stili di gioco, ma saremo sempre a disposizione del mister. Le partite sono tutte differenti, vanno capite. E noi siamo qui a disposizione».
Una partita giocata con lotta e coraggio. E decisa dalla terza scelta in attacco del Napoli: perché non c’era Osimhen ed era appena uscito anche Raspadori, il falso nove che però ha vagato sul campo in cerca di se stesso. Ma in fondo è quello che vuole Spalletti: dare il massimo nei minuti in cui uno deve andare in campo. I campioni d’Italia sono stati sconfitti: una grande trionfo del Napoli.
Ma Simeone sorride ma prova a smorzare l’entusiasmo. Anche se lui così in alto non c’è mai stato da quando è in Italia: «Viviamo ogni giorno con voglia di migliorare e di crescere. Siamo giovani con voglia di dare tutto, è l’unica cosa a cui pensiamo sempre. Non possiamo guardare oltre. Quello che il gruppo vuole è migliorare e crescere ogni giorno».
Sembra la lezione di Spalletti che Simeone ha mandato a memoria. Ma il papà Diego gli ha sempre insegnato questo: rispetta e ascolta il tuo allenatore. E Luciano questo spiega. Non deve essere facile essere il figlio del Cholo. Un po’ come portare il padre Anchise sulle spalle. Nel nome del padre, si prova a cercare l’altro in ogni tuo gesto. Infatti a Milano in tanti hanno rivisto il colpo di testa del suo papà ai tempi felici dell’Inter. Giovanni è il Cholito, c’è poco da fare. Sarà sempre il figlio di. Non è un male. D’altronde quando è arrivato a Napoli, alla domanda ha risposto chiaramente: «Il mio papà mi ha mandato un messaggio molto bello, che mi ricordo. La prima cosa che mi ha detto è che tutti gli argentini, da piccoli, guardavano il Napoli di Maradona. Accendevano la tv e guardavano le partite del Napoli. Ogni calciatore giovane in Argentina aveva il sogno di giocare nel Napoli di Maradona, quindi per me è una cosa bellissima sentire il mio papà che mi dice questo. Essere qua è un sogno».
Figurarsi cosa ha provato a sentire le urla dei 50mila dopo il gol al Maradona contro il Liverpool. «Per noi argentini è normale, ma che un popolo così grande, così importante, lo tenga ancora tanto in considerazione è emozionante, così com’è stato emozionante segnare nello stadio che porta il suo nome in una partita contro una squadra forte come il Liverpool». A Milano, Maradona non ha mai avuto grande fortuna: nel senso, che la sua stella in campionato non ha mai brillato così spesso. Cholito, il figlio del Cholo, si è tolto la gioia del gol al Milan. I rivali del papà. Altro che complesso di Edipo.
Fonte: Il Mattino