Dalla rapina a Berhami emerse un quadro sconcertante sui gruppi ultras

«HO RICONOSCIUTO IL LADRO E DOPO HO PASSATO DUE MESI DA INCUBO PER QUESTO SONO ANDATO VIA»

0
Una storia d’amore finita nel peggiore dei modi. Si tratta di quella tra Valon Behrami (ex centrocampista azzurro) e il Napoli. Anzi, la città di Napoli. «Ho deciso di lasciarla perché fui minacciato dopo una denuncia per rapina», racconta in maniera chiara, senza troppi giri di parole. «Ero in macchina e ho notato qualcuno che mi seguiva. Mi hanno rotto lo specchietto laterale, io ho abbassato il finestrino e mi hanno puntato una pistola alla testa». Comincia così il racconto di Valon Behrami, ex centrocampista del Napoli che ai microfoni di Blick racconta la disavventura vissuta in azzurro.

Factory della Comunicazione

L’INCIDENTE
«Sono rimasto senza parole e mi hanno rubato l’orologio» ha continuato. «Come nei film mi hanno chiamato a fare il riconoscimento, nascosto dietro un vetro e ho identificato il ladro. Hanno ritrovato tutta la refurtiva perché ero un calciatore. Nei due o tre mesi prima del processo, ho ricevuto minacce dalla famiglia di quell’uomo. Un giorno sono andato dal parrucchiere con mia figlia e mi hanno rubato la macchina. Lì ho detto: voglio andarmene da qui». È uno sfogo doloroso e pieno di amarezza quello dell’ex centrocampista del Napoli che a distanza di anni ha deciso di raccontare tutto riguardo a quanto gli è accaduto a Napoli.
A Valon Behrami fu rubata l’auto e su tutti questi episodi aprì un’indagine la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dalla quale emerse un quadro sconcertante, ossia che le rapine ai danni dei calciatori del Napoli, secondo le dichiarazioni del pentito Salvatore Russomagno, sarebbero state opera di gruppi di ultrà intenzionati a punire i giocatori che non partecipavano alle manifestazioni organizzate dai tifosi.
L’ADDIO AL CALCIO
Poi la sua decisione di lasciare il calcio «Ormai non provavo più emozioni per questo sport, volevo solo stare con le mie figlie, non ho sentito niente per 7-8 mesi, ero mentalmente morto e non mi interessava più vincere o perdere le partite».

Fonte: Il Mattino

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.