Paradossi del calcio. Il benvenuto in serie A Kvaratskhelia lo riceve da un brasiliano che gioca per la prima volta nel nostro campionato. Si tratta di Dodò, terzino destro della Fiorentina che per un’ora si mette sulle tracce dell’attaccante georgiano del Napoli e sostanzialmente non gli fa toccare un pallone. E allora succede che dopo le fanfare delle prime due giornate, i tre gol, l’assist per Zielinski a Verona, arriva il primo vero passaggio a vuoto di Kvaratskhelia. Nessuno parli di bocciatura, sia chiaro. Perché quanto fatto vedere con Monza e Verona non si cancella certo con pennarello viola del Franchi, ma sta di fatto che quello di Firenze è sembrato il fantasma del funambolo infermabile delle prime due giornate di campionato. Nessun guizzo, nessuna giocata sensazionale, ma soprattutto nessuna giocata decisiva. Dopo una settimana il georgiano ritorna sulla terra e Spalletti lo richiama presto in panchina (dopo un’ora di dolce far niente) per mettere dentro Elmas e cambiare modulo. Eppure l’unico vero pericolo per la porta di Gollini nasce da una giocata di Kvaratskhelia: stop, finta rapida sul diretto avversario e palla al centro telecomandata sulla testa di Lozano. Peccato solo che il messicano fallisca la più facile delle occasioni, altrimenti la serata del georgiano avrebbe preso tutt’altra piega. E con lui anche quella di tutto il Napoli.