Antonio Di Gennaro, ex centrocampista, ora commentatore di punta alla Domenica Sportiva, c’era quel pomeriggio del 16 settembre del 1984. In quel Verona-Napoli che segnò l’inizio della storia di Maradona in azzurro.
Di Gennaro, in porta c’era Garella? «Quattro anni straordinari con lui. Il destino vuole che stasera ci sia propria la sua gara, quella delle due squadre con cui ha vinto lo scudetto. Era da tempo che non lo sentivamo più, nella chat dei campioni d’Italia dell’Hellas la moglie Laura da tempo aveva preso il suo posto. È stato il Nanu Galderisi a dirci che se ne era andato. Un momento di grande tristezza».
Lui andò via subito dopo quello scudetto. «Faceva parte della normalità delle cose. Venne ceduto anche Fanna, non avevamo i soldi delle altre piccole come Sampdoria e Parma che poi avrebbero fatto la storia del calcio: Claudio non fece drammi, era un tipo divertente. Ma pure molto forte. Vero, parava coi piedi, ma la palla non passava mai. Facevamo scommesse di centinaia di migliaia di lire a chi gli faceva più gol in allenamento, partecipava pure Bagnoli che pure aveva un bel tiro. Ma era una cosa assai complicata, perché le prendeva tutte».
Con i piedi era forte? «A parare, senza dubbio. Però, quel giorno in cui segnò Elkjaer senza scarpa alla Juventus, per il lancio dal fondo campo chiamò me per batterlo…».
Quel pomeriggio di settembre? «Arrivava Maradona e Bagnoli si inventò la marcatura di Briegel su Diego. Il tedesco era stato un discreto decatleta mentre su di me c’era Bagni. Quanti napoletani a far festa sugli spalti. Convinti che avrebbero vinto facile. Noi partivamo con l’idea di conquistare i canonici 25 punti della salvezza, ci ritrovammo a fine anno con il tricolore sul petto».
Vedi qualcosa in comune tra il Verona-Napoli di quest’oggi e quello di allora? «Vero che il Napoli sta cambiando tantissimo, ma è pur vero che viene da un ciclo assai positivo. Quello no, si era salvato a malapena l’anno prima. E poi a parte Maradona, Bertoni e pochi altri, non era ancora lo squadrone che avrebbe vinto nel 1987».
Oggi cosa si aspetta? «La garanzia di questo Napoli ha un nome preciso: Spalletti. È lui che mi fa essere positivo nel giudizio sulla squadra. Con l’Hellas sarà una battaglia, è vero che c’è un clima difficile a Verona, perché tante sono state le partenze e ancora altro potrà succedere. Ma è anche vero che il Napoli è l’avversario ideale da battere per dare entusiasmo e per consentire di tornare a lavorare con più calma.
Fonte: Il Mattino