Il ruggito del leone della Teranga: Kalidou Koulibaly. Il capitano del Senegal. Un leader. Un totem. Ma anche l’ex Comandante del Napoli e il capitano designato prima della cessione: «Serve rispetto per le Nazionali africane», ha detto nel corso della sua presentazione ufficiale sul pianeta Chelsea. «So per certo che a Napoli tante persone non la pensano come lui». Lui, Aurelio De Laurentiis, protagonista di una dichiarazione rilasciata martedì ai microfoni di Wall Street Italia: «Non mi parlate più di africani, vi voglio bene: o mi firmano una rinuncia a partecipare alla Coppa d’Africa o basta, perché altrimenti tra i campionati di Sudamerica e quelli d’Africa non ce li ho mai a disposizione. Noi siamo i fessacchiotti che paghiamo gli stipendi mentre i calciatori sono in giro per gli altri». Parole che hanno innescato una catena di reazioni in tutto il mondo: social e reale. Passando per Londra. E allora, la polemica all’improvviso. La presentazione di Koulibaly a Stamford Bridge è nel pieno e lui è felice: «Mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli». Ma poi arriva la domanda sul discorso di De Laurentiis e KK cambia espressione: «Dipende da lui se vuole comprare altri giocatori africani oppure no, per me la cosa principale è il rispetto. E se questa è la sua opinione allora io la rispetto». L’immarcescibile signorilità di Kalidou. «Quando giocavo a Napoli rappresentavo anche il Senegal: sono certo che per la squadra sarà stata dura quando siamo andati in Coppa d’Africa, ma serve rispetto anche per le Nazionali africane». Il Napoli per la precisione fece a meno di Koulibaly, tra l’altro campione d’Africa, di Anguissa, impegnato con il Camerun fino alla finale per il terzo posto, e Ounas. Totale: cinque partite di campionato – con Juve, Samp, Bologna, Salernitana e Venezia – e gli ottavi di Coppa Italia con la Fiorentina; dal 6 gennaio al 12 febbraio. Anche Ounas saltò le stesse gare con il club senza mai giocare in Coppa d’Africa per Covid e per un piccolo problema cardiaco. Osimhen, invece, alla fine rinunciò: era reduce dall’intervento al volto per il tremendo infortunio con l’Inter a San Siro e il 30 dicembre responsabilmente si arrese nonostante l’insistenza della Nigeria. «Come capitano del Senegal non credo che sia giusto parlare così di una Nazionale africana», aggiunge KK. «Ripeto: rispetto il suo pensiero. E’ un suo diritto credere che la sua squadra possa andare avanti senza calciatori africani, ma so per certo che a Napoli sono in tanti a pensarla diversamente. Prendo queste parole come una sua opinione, non come il pensiero della città o della stessa società». Sui profili social del club azzurro è bufera: commenti di ogni tipo. Soprattutto di utenti africani. Africani come Osi, Anguissa, Ounas e Zedadka: chissà come l’avranno presa.