Gattuso riparte dal Valencia e prova a chiamare due azzurri
L’unico tecnico che ha vinto un trofeo a Napoli negli ultimi sette anni, Rino Gattuso, ritrova la panchina: va ad allenare in Liga, al Valencia. Terzo allenatore italiano della storia di quel club dopo Ranieri e Prandelli. Ieri mattina, ora locale, l’abbraccio con Peter Lim a Singapore: un accordo benedetto dal suo potente agente, Mendes che con Lim ha in piedi già altri affari. È, infatti, una società di Hong Kong, la Mint Media, che gestisce i diritti di immagine di Cristiano Ronaldo. E la holding in questione è proprio di Lim. Che da anni insegue Gattuso, da quando era venuto in Italia a vedere il Milan, a quei tempi con il calabrese sulla panchina, e pensava di acquistarlo. D’altronde, i Tycoon asiatici sono tutti uguali: quando vogliono una cosa, se la prendono. L’idea Gattuso non nasce in questi giorni ma già da qualche settimana, da quando il Valencia era precipitato lontano dalla zona Europa League. Campionato anonimo, voglia di tornare in Champions (ovunque è questo l’obiettivo principale) e la promessa di una campagna acquisti di una certa importanza. Gattuso ha accettato: parla bene lo spagnolo, ha una casa a Marbella da diverso tempo, quindi si tuffa nell’avventura pieno di entusiasmo. È rimasto fermo per un’intera stagione dopo la rottura clamorosa con la Fiorentina a metà giugno. Gattuso ha trascorso questo lungo anno da disoccupato con rare apparizioni allo stadio, quasi sempre a San Siro per vedere il Milan, e stando sempre in silenzio. Non ha mai voluto raccontare la sua versione di come è andata la separazione dal Napoli. Subito dopo l-1 con il Verona è andato via senza rilasciare interviste, senza spiegare il suicidio nella notte che doveva portare gli azzurri in Champions. E senza raccontare la sua versione dei motivi del gelo calato all’improvviso, a fine gennaio 2021, tra lui e De Laurentiis, con cui Mendes per quasi un mese e mezzo aveva discusso tutti i punti del prolungamento della sua permanenza a Napoli che, prima della finale di Supercoppa con la Juventus a Reggio Emilia, sembrava blindata in un cassetto. Ai pochi con cui si è confidato, Gattuso ha parlato di un tentativo di incontro che il patron avrebbe fatto pochi giorni prima l’ultima giornata di campionato, dopo i due mesi da record e quando davvero l’ipotesi di non battere il Verona sembrava campata in aria. E che lui, sia pure a malincuore, ha rifiutato l’incontro. Acqua passata, non vale neppure la pena ricordare quei giorni. È tutto alle spalle. Per il Napoli e per Gattuso. Che resta l’allenatore della Coppa Italia vinta nel 2020, nel buio del lockdown per il Covid: l’unico trofeo conquistato dal Napoli dal 2015 a oggi. Ed è stato per lui un motivo di grande orgoglio: «Il mio rimpianto più grande? Non aver mai vissuto la città come avrei desiderato, vivendola per davvero, per colpa delle limitazioni dovute alla pandemia che mi hanno impedito di andare in giro, sentire il calore dei tifosi», ha confidato. P. Taormina (Il Mattino)