L’appaluso a Lorenzo? Un segnale per il futuro tra il Napoli e i tifosi
Gli applausi per il capitano che ha deciso di andare via come per i suoi compagni e il loro allenatore. Tutti insieme hanno centrato l’obiettivo Champions, arrivando al terzo posto e staccando la Juve. Questa giornata, vissuta con emozione dai cinquantamila presenti allo stadio Maradona, sia uno spunto per il futuro: Napoli e il Napoli devono procedere nella stessa direzione, l’una accanto all’altro, perché è questo l’unico modo per affrontare con le medesime ambizioni la prossima stagione.
Dopo l’assurda sconfitta ad Empoli vi è stata delusione forte e comprensibile. Meno lo è stata la reazione all’esclusione dalla lotta scudetto che si è vista in occasione della partita col Sassuolo, con la parziale contestazione a Fuorigrotta che ha indispettito l’allenatore. Si sono accesi qui e là fuochi in città, con l’esposizione di striscioni offensivi. E questo per il terzo posto, per il ritorno in Champions League? Ci sembra una forzatura.
È noto che vi sia un fronte ostile a De Laurentiis, che peraltro da tempo ha messo da parte slogan e promesse di scudetto. Ieri ne era uscito uno che lo invitava al silenzio. Ma questa è stata la stagione in cui il presidente ha parlato meno: lo ha fatto dopo Empoli, quando è sceso letteralmente in campo a Castel Volturno affiancando Spalletti e i giocatori per compattare l’ambiente, sopperendo all’assenza di alcune figure all’interno del club. Dai risultati alle operazioni di mercato tutto deve essere analizzato con equilibrio e questo terzo posto è un piazzamento importante, come ha sottolineato anche ieri l’allenatore, dopo la grande emozione provata per l’addio di Insigne. Che resta nella storia del Napoli e ha meritato la festa. Ma adesso bisogna voltare pagina. Anche partendo da questo tributo, da questa festa popolare. I cinquantamila devono diventare una piacevole abitudine per Spalletti e il Napoli. È quell’ambiente di ieri pomeriggio, così carico di entusiasmo, che vorremmo rivedere già nelle prime partite della prossima stagione. Le fortune di una squadra sono fatte dalla bravura del suo allenatore e dei suoi giocatori e dalla forza della sua società ma anche dal pubblico e dalla sua capacità di schierarsi sempre dalla parte di chi indossa quella maglia. I pregiudizi e le offese non portano lontano. Si è visto a Roma, dove la città giallorossa si è stretta intorno a Mourinho nei momenti più duri e ha accompagnato alla finale di Conference League la squadra. Quella che, a 90 minuti dalla fine del campionato, ha per inciso 16 punti in meno del Napoli. F. De Luca (Il Mattino)