Il VAR a chiamata, l’ultima novità. C’erano una volta trasmissioni televisive che avevano fatto della richiesta dell’uso della tecnologia nel calcio la loro bandiera: con la moviola in campo sarebbero sparite le polemiche, secondo loro. Poi il Var è arrivato, ma le polemiche sono continuate: salvo che su questioni “geografiche” come i gol-non gol e il fuorigioco – ma dopo Spezia-Lazio neanche l’off-side è al riparo da errori – nei post-partita si continua a discutere e a lanciare accuse sulle decisioni arbitrali.
LA SOLUZIONE DEL VAR A CHIAMATA LA PROPOSTA DEI CLUB
Anzi, i direttori di gara finiscono sotto processo due volte: prima per l’errore e poi magari per la decisione di non andare a rivedere l’episodio discusso. Ecco allora la soluzione proposta da alcuni club: il Var a chiamata, mutuato dal “challenge” del tennis, ovvero la possibilità per una squadra di richiedere la review per un dato numero di episodi a partita.
IL NO AL “CHALLENGE” DEL POPOLO DEL WEB
Ma secondo altri neanche questa sarebbe la soluzione. “Il Var a chiamata non serve perché nella sala Var analizzano già tutto – scrive su Twitter il giornalista Giovanni Capuano -. Il tema è che lo facciano bene e tenendo una linea il più possibile uniforme e coerente”. “Il rischio del Var a chiamata? – prosegue – La moltiplicazione dei rigori dati per cose da nulla. Molti contatti sono solo televisivi e in campo non devono portare necessariamente a un fischio: se mandi l’arbitro allo schermo poi non può che prendere atto dell’esistenza del contatto”.
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Fonte: SportVirgilio.it