Ci ho pensato guardando Empoli/Napoli. E’ saltato su il ricordo come uno di quei pupazzi a molla che vengono fuori quando apri una scatola di Carnevale. Un ricordo lontanissimo. Legato ai pomeriggi domenicali, di quelli dopo novantesimo minuto, a casa mia. Quando si aspettava andasse in onda il secondo tempo di una delle partite pomeridiane, trasmesso dalla Rai. Il solo calcio possibile, non frammentato in una sequenza stipata in pochi minuti di un’intera settimana. A meno che non ci fossero le coppe. Rigorosamente al mercoledì. Trasmettevano sempre quelli con le strisce, alle 19. Fossero Inter, Milan o Juventus. Rare le altre, rarissime. Il Napoli era un evento. Quando sapevo che lo avrebbero trasmesso, spegnevo la radio e la tv, fino a quell’ora, alle 19. Niente tutto il calcio, e niente novantesimo. Come fosse una diretta. Ce le guardavamo comunque. Anche se davano quelli con le strisce. E come una intera generazione di ragazzini in attesa di quei secondi tempi, di quegli scampoli di calcio anche io ho rischiato di diventare tifoso strisciato. Milanista, juventino, interista, poco importa. Trasmettevano sempre loro. Era il solo calcio per una intera settimana, senza alcun surrogato. Ed il fascino delle loro vittorie, i ragazzini di quell’epoca, rischiavano di subirlo. Anche perchè pure nelle coppe, c’erano sempre solo loro. Gli strisciati. Ogni maledetta domenica, alle 19, se non c’era il Napoli, papà passava dinanzi al televisore. Quando c’erano quelli con le strisce, allora, mi guardava, spegneva la tele, e mi ammoniva: “Questi non si guardano, fila a giocare. Dopo ci guardiamo la domenica sportiva assieme”. Ci pensavo alla fine di Empoli/Napoli. Sarebbe stato comodo, essere strisciato. Comodo e meno colmo di sofferenza. Ma poi, che gusto ci sarebbe?
Stefano Iaconis