Il Napoli e non solo non sarà mai in competizione con i grandi investitori e da sempre la Fiat. Il pensiero di Italo Cucci

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Il dramma di Empoli sconvolge il Napoli e Napoli. Il solito processo s’allarga, coinvolge anche Spalletti. E De Laurentiis, naturalmente. Panchina a rischio? Spunta un vecchio sogno – irrealizzabile? – di DeLa, Jurgen Klopp. Oppure un suo sostituto, come dire un teutone forte e sorridente…

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La domanda di un lettore sul CdS
Caro Cucci lei, giustamente, loda De Laurentiis per aver portato il Napoli, in modo costante, tra le big del campionato. Ma a questo punto DeLa oltre non può andare, le altre big ormai sono tutte di proprietà di gruppi ultramiliardari, la Juve è straricca da quando è nata, vedi anche le due ricapitalizzazioni da 400 milioni degli ultimi tre anni, poi c’è l’Inter dei cinesi, il Milan che sta passando ad un gruppo ancora più  importante dell’attuale, la Roma ha un proprietario americano che ha sborsato bei soldoni e prima o poi farà un ulteriore salto di qualità, la Fiorentina ha Commisso che ha appena iniziato e si vedono già i risultati. Ma il Napoli con De Laurentiis, per carità non per sua colpa, non potrà mai aspirare a più di un piazzamento in Champions, le sue possibilità sono limitate: perché il presidente non vende la società ad un gruppo che potrebbe portarla veramente nell’Olimpo delle super big d’Europa? Che cosa ha in mente? Di fare ogni anno le nozze con i fichi secchi? Il pubblico ormai ha abbandonato la squadra, è stanco di non vincere niente, una volta riempiva lo stadio da 80 mila, ora non riesce a riempirne nemmeno uno da 55 mila!”
Bruno Gargiulo, libero.it
“Leggo e ascolto commentatori illustri: Empoli non è colpa di Spalletti. E dev’essere colpa di De Laurentiis? A parte il fatto che Spalletti l’altro giorno, prima della partita, s’è portato sfiga da solo – almeno secondo la filosofia terquequaterque napoletana con l’ormai famoso Editto Empolese (“Il mio futuro si chiama Empoli, il mio presente si chiama Empoli. Per il resto ci sarà modo di parlare alla fine ma non è importante…”) da quella indecifrabile sconfitta è nata anche l’ipotesi di un cambio in panchina: non subito, naturalmente, ma a fine campionato, nonostante il lunghissimo contratto che De Laurentiis gli ha fatto dimostrandogli gran fiducia… in contanti. Chiediamoci – tanto per trastullarci, mentre opinion leaders e influencers riempiono l’aere di fritto e rifritto – se sarà possibile assistere a questo spanchinamento e, già che ci siamo – sempre per gioco, naturalmente – e cerchiamo anche di scoprire l’eventuale sostituto. Ripeto: per gioco, perché a Spalletti non rinuncerei anche se l’ho trovato un po’ troppo deciso a darsi tutte le colpe; non solo, ho sentito in radio un comune sodale augurargli di andarsene “per non impazzire”, con chiaro riferimento a quel che succede a Napoli.
Dunque, giochiamo. Ammesso che De Laurentiis – che non è Masaniello – volesse fare una vera rivoluzione (non la prima, peraltro) visto che i suoi cambiamenti di umore son sempre risultati positivi, facendo del Napoli un protagonista del calcio dopo la inattaccabile gloria di Ferlaino, purtroppo senza uno scudetto, io partirei da un suo antico sogno che mi ha svelato tempo fa: Klopp, Jurgen Klopp, un tedesco… napoletano (così definii Helmut Haller) che lo ha affascinato. Direte: impossibile, il sempreridente sta bene a Liverpool, all’Anfield dove non lo lasciano mai solo. Mentre a Napoli prima o poi si trovano tutti (Benitez, Sarri, Ancelotti, Gattuso, oggi forse anche lo Spallettone). E allora? Sul tipo/tedesco ne ho sentite di tutte, e allora mi sono informato su Giovanni Tedesco, reggino/palermitano in carriera da giocatore e allenatore, cinquantenne fra pochi giorni (13 maggio auguri), con esperienza internazionale, ora a Malta; o forse si tratta di un altro Tedesco, Domenico, oggi allenatore del Lipsia, trentaseienne nato a Rossano Calabro ma dall’età di due anni tedesco di Germania, davvero, prima ingegnere alla Daimler-Benz poi tutto calcio, giocatore, allenatore fino alla consacrazione dello Schalke 04, poi Spartak Mosca e infine Lipsia, il famoso “nido” di tecnici teutonici, alla guida del quale ha sconfitto pochi giorni fa la Dea di Gasperini. Tutte ipotesi, naturalmente. Un gioco, un passatempo. In attesa del Sassuolo. Urca.
Fonte: CdS
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