Processo plusvalenze, Napoli e Juventus si difendono: nemiche in campo, alleate in tribunale

Le difese di Napoli e Juventus hanno ribadito l'impossibilità di definire in maniera oggettiva il valore di un calciatore

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REALPOLITIK – Per “realpolitik” si intende una politica concreta, basata sugli interessi del proprio paese e sulla realtà. L’alleanza in tribunale tra Napoli e Juventus rientra in questo concetto: le tifoserie sono divise da una rivalità storica e sentita, ma ieri hanno tacciato di incompetenza la procura della Figc sull’inchiesta plusvalenze, avendo basato la propria accusa su un «metodo ignoto creato da otto commercialisti». Le pene chieste ai dirigenti coinvolti riguardano l’inibizione per alcuni mese e delle multe dal carattere più simbolico che altro, quasi a voler contestare un certo modo di gestire i bilanci delle società.
JUVENTUS – Ieri bianconeri e azzurri si sono difesi. I legali della Juventus hanno insistito sull’impossibilità nel definire a posteriori il costo di un’operazione di mercato, ma anche come sia riduttivo valutare un calciatore senza considerarne le prospettive (ecco spiegati i 18 milioni per Rovella). Oltre a Lorenzo Pozza, docente di principi contabili internazionali alla Bocconi, si sono collegati Paratici, l’ex uomo mercato bianconero, e l’attuale responsabile dell’area sportiva, Cherubini, il quale ha evidenziato la necessità di effettuare tante operazioni per alimentare anche il bacino della seconda squadra in C. Gli avvocati hanno portato alcuni esempi: Apa ha ribadito l’esistenza di un vuoto normativo, Sangiorgio ha citato il caso Chievo-Cesena (entrambe condannate per le plusvalenze, ma con le tesi sui valori dei cartellini rigettate), mentre Bellacosa ha applicato il metodo della procura a dei calciatori estranei all’inchiesta, simili per curriculum (Diallo, venduto dall’Atalanta per 21 milioni, e Leris, ceduto dal Chievo per 2,1, secondo i parametri dell’accusa i due avrebbero avuto la stessa valutazione).

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NAPOLI – Anche il Napoli, indagato per l’operazione con il Lilla per Osimhen, ha alzato la voce. «È stato pagato semmai troppo pocoha detto il legale Mattia Grassanivisto che dopo 45 partite giocate vale di gran lunga più di 100 milioni. Il Napoli e i suoi dirigenti vanno prosciolti». L’avvocato ha ribadito che «ricorrere a plusvalenze fittizie per 20 milioni sarebbe da kamikaze. Se esistesse un tariffario non avrebbe più senso il calciomercato». Oggi pomeriggio la sentenza, poi gli inevitabili ricorsi in appello.
Fonte: Corriere dello Sport
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