È un racconto di fantasia, ma con personaggi realmente esistiti. «Il ritorno degli dei» (Editore Gallucci) di Marino Bartoletti è un mix di storia ed emozioni, emozioni e storia, con protagonisti Paolo Rossi e Diego Armando Maradona. Il giornalista, già direttore di Raisport e altre prestigiose testate, lo presenterà giovedì 14 al Circolo Canottieri Napoli alle 17 per parlare del Diego più intimo, quello che è stato amico prima ancora che calciatore.
E il Maradona calciatore, invece, cosa direbbe ai giocatori del Napoli in questo momento? «Direbbe che devono ricordarsi cosa è stato il Napoli e cosa può tornare ad essere. Direbbe che non si può avere paura nel momento del coraggio».
Quanto servirebbe un Maradona a questo Napoli anche fuori dal campo? «Con Maradona in campo, il Napoli avrebbe vinto questo scudetto con almeno 6 o 7 giornate di anticipo».
E quindi? «Quello che manca al Napoli è un leader. E non dico un Maradona, ma un Bruscolotti: qualcuno che facesse vibrare il cuore e altre parti anatomiche ai giocatori. Servirebbe il leader nello spogliatoio in grado di fare capire che queste sono occasioni storiche che non passano tutti gli anni a Napoli».
Peraltro in uno stadio intitolato proprio a Diego… «Sarebbe la chiusura di un cerchio. E vorrebbe dire anche per lui il fatto che il Napoli torna a quello che gli compete».
Come pensa che la prenderebbe la vittoria dello scudetto? «Certamente gli ridarebbe quel sorriso di cui tutti gli siamo debitori. Se ne è andato senza sorridere».
Nel suo libro racconta di un Maradona che di nascosto torna sulla terra e va a vedere il suo Napoli allo stadio: oggi che effetto farebbe un Maradona sugli spalti? «Mi piace immaginare un Diego visibile che occupa abitualmente lo stesso posto in tribuna. Sempre là, con i giocatori che lo guardano e capiscono che quello è il momento di dare tutto. Sarebbe una specie di divinità che incombe. Direbbe: Ricordate cosa è accaduto su questo campo quando si chiamava San Paolo?. E per i giocatori sarebbe una spinta in più. Forse unica».
Ma per lei cosa ha rappresentato Maradona? «Innanzitutto un amico, prima ancora che un giocatore. Ecco perché mi commuovo ancora quando rileggo le pagine del libro dove racconto di lui. Con Diego avevo un’intimità unica».
Ci dica? «Basti pensare che lo chiamavo a casa per intervistarlo. E dovevo chiamarlo sul tardi. Se non mi rispondeva, chiamavo Mary Bruscolotti che chiamava Claudia e lei gli diceva che lo stavo cercando».
B Majorano (Il Mattino)