È LEI O NON È LEI? – A sollevare i dubbi è stata la figlia di Maradona, Dalma, che ha dichiarato che mai il padre avrebbe regalato quella maglietta a un inglese e che, forse, è quella che indossava nel primo tempo e il Diez stesso le avrebbe detto: «Come posso dargli la maglia della mia vita?». Sotheby’s, però, la casa d’aste che ha deciso di mettere all’asta il cimelio per circa 5 milioni di euro come base di partenza, avrebbe chiamato un team di professionisti per verificare l’autenticità della maglia: «Prima di mettere in vendita questa maglia abbiamo fatto molte ricerche, utilizzando la tecnica del resolution photomatching. Le imperfezioni corrispondono, è la maglia del secondo tempo». A confermarlo anche il confronto tra le 10 immagini ad alta definizione che esistono della divisa e quelle dell’epoca: «Il raffronto conclusivo delle immagini è basato sui fili sfilacciati e sulle imperfezioni delle cuciture sulla toppa frontale della camicia, caratteristiche uniche di questa specifica t-shirt».
L’ALTRA MAGLIA – Dalma, però, non ci sta e addirittura afferma di sapere chi possiede davvero quella maglia. Il riferimento potrebbe essere all’imprenditore di Castel Volturno Antonio Luise. La sua storia è balzata all’ordine della cronaca quando nel 2017 la maglia indossata a Città del Messico fu rubata durante una cena organizzata per Maradona nell’hotel Vesuvio. Fu recuperata e restituita al proprietario che ha dichiarato in merito: «Non so se la mia è quella del primo o del secondo tempo, o ancora una di riserva. Ma voglio dire alla famiglia di Diego di stare tranquilla: io non venderei mai un cimelio del genere, nessuna speculazione sulla memoria del dio del calcio». Come sia arrivata all’imprenditore è una storia che risale agli anni d’oro del Napoli: Andrea Carnevale ricevette in dono la maglia da Maradona stesso. L’attaccante era molto legato alla famiglia Luise e al padre di Antonio, Salvatore, a cui la regalò come omaggio della lunga amicizia. In seguito la diede al figlio e lo stesso Maradona scelse di lasciarla al figlio di Salvatore quando ne chiese la restituzione, autografandola addirittura. Resta il dubbio del perché una casa d’aste rinomata come Sotheby’s possa battere un oggetto non autentico. In merito, Luise ha dichiarato: «Il mercato dei cimeli è strano. Credo di avere delle maglie di Maradona ancora più pregiate come quella che indossava nelle Cebollitas, la squadra con cui debuttò a neanche 10 anni. Tempo fa mi hanno offerto cifre maggiori» dice, ma lui ha sempre rifiutato di vendere cose appartenute al suo idolo: «Sono oggetti sacri e non c’è prezzo che possano valere».
Fonte: Giovanni Chianelli, Il Mattino