Capello al Cds: “Lo dissi in tempi non sospetti, Napoli la mia favorita allo scudetto”
Il commentatore di Sky parla anche del momento del calcio in generale
Fabio Capello ai microfoni del Corriere dello sport risponde alle domande di Ivan Zazzaroni sulla lotta scudetto e sul momento del calcio in generale:
« Villarreal, Atletico, Real Madrid… oggi mi ha telefonato un giornalista spagnolo, mi ha detto che dalle sue parti va forte il calcio all’italiana». Fabio Capello aggiunge ogni volta una battuta, una frase, un tono, una prospettiva capaci di illuminare perfino il passaggio più scontato, la più elementare delle valutazioni. Lo trovo in gran forma, dentro ogni sua risposta c’è un sorrisetto tra l’ironico e il caustico.
Fabio, ma l’hai visto l’Atletico? «Eh».
Che risposta è, “eh”?
Primo sorrisetto. «Divertente, sì, molto».
Mi prendi in giro.
Secondo sorrisetto. «Si è messo lì per non consentire al City di fare quello che voleva. Sai come diceva Ancelotti?».
Li abbiamo chiusi nella nostra area? È di Mancini, se non sbaglio, non di Carlo. «L’obiettivo di Simeone era quello di non subire gol. Uno l’ha preso, ma adesso a Madrid può giocarsi la qualificazione».
Sacchi sulla Gazzetta l’ha definito un calcio preistorico. «Noi siamo quelli della costruzione dal basso. I passaggini laterali, tanti simpatici scambi col portiere moltiplicati dalla regola che consente di passarsi il pallone all’interno dell’area. La ricerca immediata della superiorità numerica, come dicono quelli più bravi di me. Ah, importante… (Terzo sorrisetto, poi non li conto più, promesso). Alla fine nel calcio vince la qualità, non c’è discussione. Foden fa due dribbling, serve De Bruyne e il gioco è fatto».
È la stessa cosa che l’altra sera mi ha scritto un importante allenatore di serie A. Ti leggo il suo messaggio: «Palla a Foden, ne salta 2, vincono…».
« Oggi non esistono più i difensori forti e i portieri fanno bei regali, vedi uno dei tre gol di Benzema. Gli avversari non vanno aiutati a batterti e gente come Carlo (Ancelotti, nda), Simeone e Emery lo sa bene. Guarda un po’ come sono finite le tre partite delle spagnole. Quelli che dicono “noi siamo noi e ce la giochiamo alla pari con i più forti” mi fanno ridere. Giocano alla pari per retrocedere».
Un quadretto sconsolante. «Da noi la palla non gira velocemente, saltella, non scorre in modo fluido. E non farmi parlare degli arbitri».
Parliamone invece. «Sono tutta un’interruzione. Fermano il gioco ad ogni secondo, i contrasti per loro sono sempre punibili e puniti e così le nostre squadre non imparano a tenere alto il ritmo. Siamo rimasti indietro, in tutti i sensi, il problema principale però è che quelli bravi non vengono più in Italia, così manca il confronto con i migliori. Io non imparo nulla se quello che dovrebbe aiutarmi a crescere è del mio stesso livello, ha le mie stesse conoscenze, esperienze identiche».
La qualità, già. «Vlahovic è tra i migliori insieme a Haaland e Mbappé». Lo dice Allegri.
«Vlahovic mi piace molto, ha velocità, struttura, voglia di fare e di migliorare, la testa è a posto, si muove da attaccante da area, ma sa anche lavorare per la squadra. Max ha ragione quando dice che deve imparare a giocare in un top club. E quindi, oltre che per la squadra, con la squadra, governando tensioni e pressioni, le tante fasi della partita».
Prova a dare un consiglio a Dybala che a ventotto anni si ritrova “esodato”. «Faccia un salto da Padre Pio».
La soluzione è a San Giovanni Rotondo?
«Deve pregare di non farsi più male, è solo questo il suo problema. Lo vogliamo discutere tecnicamente? Negli ultimi due anni ha avuto noie di ogni genere, anche un’infezione urinaria, e ha giocato troppo poco. Se in salute – sì, la salute – è un top». (Fa una pausa) «Un consiglio? Stai bene a Torino? Proponi alla Juve un contratto di un anno, sfidala, rimettiti in gioco e dimostrale di nuovo quanto vali».
Approfitto della tua consulenza: a Zaniolo cosa diciamo? «Stesso discorso, ha avuto due infortuni gravi, è stato fermo 18 mesi, un anno e mezzo in due tempi, capisci? Deve solo ritrovarsi atleticamente. Recuperi la fiducia nel proprio fisico, l’esuberanza, la buona tecnica non gli manca. Fino a poco tempo fa parlavamo di lui come di uno dei talenti del nostro calcio. Cosa è cambiato?».
Deve risintonizzarsi con Mourinho. A proposito del quale, ti rileggo la frase pronunciata dopo la partita con la Samp: «Se ci fosse un altro allenatore, secondo me, si parlerebbe di gioco fantastico. Siccome sono io..»».
«Ha ragione. A Genova ho visto una bella Roma. Ha fatto la partita perfetta. Ha pressato, rubato palla, è ripartita rapidamente e ha segnato. Ha vinto bene, senza tante storie».
Anche Mou rientra nella categoria dei preistorici?
«Voi giornalisti vi divertite ad appiccicare etichette, alimentando pregiudizi. Non farmi dire».
Cosa? «Niente nomi, ma quando sento parlare di spartito, di percorso, quelle cose lì insomma, mi viene l’orticaria».
Ho capito. Ma non avendo più un euro, come facciamo a risalire? «Gli stadi, ci vogliono, le infrastrutture. Lì siamo giurassici».
Vuoi dire che per i prossimi cinque, sei anni non se ne parla. « Anche otto anni. Da noi intervengono i comitati di quartiere, la politica, le Belle Arti, il tale assessore che segnala le speculazioni da evitare. Blocchi, solo blocchi… I settori giovanili? Suggerisco a chi di dovere di fare un bel viaggetto in Spagna dove la formazione dei ragazzi è in prevalenza tecnica, non tattica».
«Da molto tempo ripeto che stiamo copiando il calcio di Guardiola di quindici anni fa. Fino a quando non avremo capito che il modello al quale ispirarsi è quello tedesco non andremo avanti, perché se vogliamo fare come gli spagnoli, che hanno una tecnica superiore, non otteniamo che il 50 per cento del loro risultato. Dobbiamo copiare i tedeschi nella determinazione, nel gioco in verticale e nella profondità. In Italia lo fa solo l’Atalanta».
Chi l’ha detto? «Non fare il furbo».
Hai dimenticato il Toro, il Verona. «Vero, ma con minore qualità e non certo per colpa di Juric e Tudor».
Continui a puntare sul Napoli per lo scudetto? «È la mia favorita, lo dissi in tempi non sospetti e lo ripeto ora che è in corsa».
In tempi non sospetti, certo. «Arrivo prima degli altri. Ha l’allenatore giusto, Spalletti possiede l’esperienza e la convinzione che servono. Il punto di forza è la difesa, concede poco».
La notte del 24 marzo invocasti anche tu le dimissioni di Mancini? «Roberto è l’unico che può risollevare la Nazionale, ne conosce pregi, difetti, limiti, potenzialità».
Toglimi una curiosità: ti hanno mai invitato a tenere una lezione a Coverciano? «No… Ho vinto troppo poco. Fammi un favore».
Anche due.
«Scrivi che sono di Sky».
Perché, pensi che non si sappia?
Fonte: Ivan Zazzaroni (CdS)