Lobotka, il calciatore triste è diventato magro e anche mago

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C ’era una volta un calciatore triste: la gente gli urlava che era fuori forma, anzi che era proprio grasso; l’allenatore non lo faceva giocare praticamente mai; e tutti dicevano che non valeva neanche la metà della metà dei 20 milioni che il direttore sportivo, a sua volta massacrato di critiche, aveva fatto spendere al suo club per acquistarlo. Sì, le cose sono andate esattamente così per quasi un anno e mezzo. Fino alla magia: il calciatore triste è diventato magro e anche un mago, il pallone c’è e ora non c’è più; il nuovo allenatore lo ha messo al centro della squadra e del progetto più ambizioso con l’etichetta di intoccabile; e quei 20 milioni spesi a gennaio 2020 si sono rivelati un investimento azzeccato. Questa è la storia di Stanislav Lobotka: uno degli artefici della svolta del Napoli che un giorno sognava e oggi può e vuole vincere lo scudetto.  

 

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NUOVA VITA. E allora, Lobo: è così che lo chiamano tutti. Con rispetto e stima. Ma fino a qualche mese fa, beh, lui ne ha sentite di tutti i colori: «Ho vissuto un momento difficile – ha spiegato in un’intervista -: non giocavo e pensavo di cambiare squadra perché volevo godermi il calcio. Poi, è andato via Gattuso e Spalletti ha dimostrato subito di credere in me. Tra l’altro, molti non capivano come fosse possibile che un calciatore costato 20 milioni non riuscisse a giocare. Dicevano che ero grasso». Dopo l’Europeo, però, s’è presentato in ritiro a Dimaro in forma perfetta: ha seguito le indicazioni dello staff medico azzurro e ha smaltito sette chili, e poi s’è affidato totalmente a Spalletti. Che lo ha rivalutato non soltanto con le parole, raccontandogli la storia della fiducia, ma soprattutto con i fatti: regalandogli spazio e affidandogli responsabilità su responsabilità. Esempio pratico: nella stagione precedente, dalla venticinquesima in poi, Lobotka ha collezionato appena 6 minuti di gioco (5 con il Sassuolo e uno con la Lazio), mentre in quella attuale, dalla medesima giornata, è sempre stato titolare salvo con l’Inter e la Lazio per infortunio. E ha sempre fatto la differenza: vita nuova.

SFIDA E FAVOLA. Il signor Luciano, insomma, è uno dei suoi segreti: è un allenatore a cui dovrà essere grato a vita, considerando che lo ha rilanciato al massimo, ma il resto lo ha fatto Lobo. Sì: s’è rimesso in forma e in gioco, ha dimostrato di essere un regista con i fiocchi e ha scalato le gerarchie. Dal basso: tutto sommato partiva dall’ultimo posto e oggi invece è un elemento fondamentale del Napoli che insegue lo scudetto. Ci sono i suoi ciak, dietro il decollo della squadra; la sua capacità di mettere ordine e calma, di dettare i ritmi e anche di strappare, di guadagnare metri e campo. E poi, beh, quella caratteristica che spicca su tutte: magari le verticali e i lanci lunghi non sono i pezzi forti del suo repertorio, ma quando il pallone è tra i piedi di Lobotka è come se fosse blindato. In cassaforte. Lui è l’uomo dell’equilibrio, delle pause e della ripartenza, e quelli che ieri lo insultavano oggi lo acclamano: Stanislav ha vinto la sua sfida, non gli resta che lo scudetto. E la sua storia diventerebbe una favola. F. Mandarini (Cds)

 

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