Andrea Barzagli, ex difensore bianconero, qualche volata scudetto l’ha vissuta. Forse non “a quattro”. Ai microfoni de Il Corriere dello Sport parla dell’ equilibrio di questa stagione in vetta alla classifica e si sofferma anche sul Napoli.
Il Napoli invece è atteso da uno scontro-verità a Bergamo. «Trovo giusta la definizione di scontro-verità perché l’Atalanta, pur vivendo una stagione difficile a causa degli infortuni, è in corsa in Europa League ed è quinta in classifica. Non può puntare allo scudetto, però è un esempio per tante società. Giocare il giovedì ti porta via qualcosa e Gasperini ha sopperito lanciando dei giovani, ma dopo la sosta avrà la squadra più riposata. Spalletti dovrà fare attenzione».
La chiave per gli azzurri è Osimhen: se continua a segnare come nelle ultime giornate… «È il giocatore che ha permesso al Napoli di fare il salto di qualità perché, a parte Mertens un po’ in calo negli ultimi due anni, Spalletti non ha attaccanti da doppia cifra. La squadra, che secondo me qualitativamente è inferiore alle milanesi, adesso si appoggia a Osimhen, lo cerca e lui risponde con i gol. Grazie a una sua doppietta ha vinto una gara “sporca” come quella con l’Udinese: in passato avrebbe lasciato per strada dei punti, mentre ora…».
Peccato che Insigne, dopo l’annuncio dell’addio, non sia più lui. «Purtroppo non siamo un Paese aperto come altri a livello calcistico: se uno fa male, non è detto che abbia la testa altrove. Lorenzo sta segnando di meno, ma è titolare e Spalletti è un allenatore che non regala niente».
Pioli, Spalletti e Inzaghi: nessuno dei tre ha mai vinto uno scudetto. Non sarà un vantaggio per Allegri? «C’è sempre una prima volta per tutto e comunque Spalletti il campionato in Russia lo ha portato a casa. È innegabile che Allegri sia quello con più titoli in bacheca, ma è anche quello che parte più indietro in classifica. Non può fare più di 83 punti e quindi decideranno le altre se lo scudetto lo vincerà la Juve o no».
Qual è la sua favorita a otto giornate dalla fine? «Il Milan, ma ad agosto avrei detto l’Inter perché, nonostante le cessioni di Lukaku e Hakimi, aveva qualcosa in più rispetto alle altre. I rossoneri li vedevo in corsa per uno dei primi quattro posti, non per il primo. Mi sbagliavo».