Il giovane Ambrosino a “Il Mattino”: “Sogno di diventare una bandiera del Napoli”
Il classe 2003 di Procida tra sogni e il desiderio di diventare una bandiera del Napoli
La sua Italia, quella Under 19, è stata la prima a vincere dopo la disfatta di Mancini e dei suoi a Palermo. Quattro gol alla Finlandia nel girone di qualificazione all’Europeo e domani il match decisivo contro il Belgio. Giuseppe Ambrosino, 18 anni, procidano («La mia isola è anche capitale della cultura, così se ne parlerà ancora di più nel mondo»), è uno dei grandi talenti del calcio italiano. Gioca nella Primavera del Napoli: in questo campionato 14 gol in 23 partite. E una convocazione per l’Europa League, trasferta a Mosca, quando Spalletti si trovò a corto di giocatori. Nella sua storia di giovane attaccante ci sono già anni di sacrifici. Perché è così che si costruisce un sogno. «Quello di diventare una bandiera del Napoli».
A 5 anni le prime partite nella scuola calcio sull’isola diretta da suo padre Mimmo e poi? «Ho fatto per sei anni il pendolare, tutti i giorni in traghetto da Procida a Napoli per allenarmi con le giovanili del Napoli. Partivo con la nave delle 15 e tornavo a casa verso le 23. Mi accompagnava mio padre o mia madre Tania. Mangiavo e studiavo durante la navigazione. Poi, quattro anni fa sono entrato nella foresteria della società. Non ho mai messo in secondo piano lo studio: sono iscritto al quinto anno di ragioneria».
Perché un bambino nel Terzo millennio si è sottoposto a sacrifici che riportano a storie del passato? «L’ho fatto per passione. L’amore per il calcio e per il Napoli. Sarebbe fantastico ripercorrere la strada di Lorenzo Insigne, che è diventato il capitano della squadra del cuore. E ora sono orgoglioso di indossare la maglia della Nazionale. L’Under 19 è un gruppo fantastico, lotteremo per conquistare l’obiettivo dell’Europeo».
«Siamo preoccupati, nelle squadre Primavera c’è solo il 30 per cento di ragazzi italiani»: che ne pensa di queste parole del presidente di Gravina, pronunciate prima di Italia-Macedonia?
«Condivido. Si può fare di più ma non dipende da noi calciatori. Da parte nostra ci sono tanta passione e tanta professionalità, altri poi decidono».
Lei una decisione l’ha presa, però. «C’era la possibilità di trasferirmi all’estero, se ne parlò a dicembre. Neanche so bene quali club erano interessati a me, comunque non ho avuto dubbi: io sono napoletano e voglio realizzare i miei sogni in questa squadra. Poche settimane dopo, il Napoli mi ha fatto firmare il contratto».
Ma ci sono giovani che, non trovando spazio in Italia, vanno all’estero: è un errore? «È una scelta, condivisa con la famiglia e l’agente. Io ho preso una decisione, senza avere la minima perplessità, e adesso indosso la maglia della Under 19 e lavoro con un tecnico che ci aiuta a crescere come Nunziata. Mi considero fortunato».
Ha conosciuto anche Spalletti. «Sì. Ho fatto parte della comitiva che andò a giocare la partita contro lo Spartak a Mosca. C’è un bel clima nel Napoli, i giovani sono accolti con affetto».
Assenti Osimhen per squalifica e Petagna per infortunio, spera di essere convocato per la partita di Bergamo? «Un calciatore deve pensare a lavorare, poi tocca all’allenatore decidere. È una regola chiara da sempre. So che la mia strada è fatta di altri anni sacrifici: li affronterò».
Il suo idolo chi è? «Ibrahimovic. Chiaramente non credo di essere sul suo livello…».
Perché Ibra? «Da sempre sono attirato dalla sua personalità. Della forza del campione e dei suoi gol, poi, sappiamo tutto».
La qualificazione all’Europeo Under 19 sarebbe la prima risposta del calcio italiano al flop mondiale: ci ha pensato? «Noi pensiamo a giocare e a vivere questa avventura entusiasmante. Se ripenso a quello che ho fatto negli anni scorsi, quando ero molto piccolo, provo un’emozione ancora più forte a indossare la maglia della Nazionale».
Fonte: F. De Luca (Il mattino)